Cocina Hermanos Torres a Barcellona, le tre stelle Michelin dei gemelli Sergio e Javier Torres

Pubblicato in: Barcellona
Chef italiani da Hermano Torres

Francesco Sansalone e Carmine Memoli

Cocina Hermano Torres a Barcellona
Carrer del Taquígraf Serra, 20, Les Corts
Tel.934 10 00 20
Sempre aperto, chiuso lunedì

Una esperienza scoppiettante, gustosa, da fare almeno una volta a Barcellona: provate la cucina dei gemelli Javier e Sergio Torres che dopo un lungo girare separati per il mondo, nel 2018 si sono ritrovati in questo progetto al quartiere Les Corts, dove, gli appassionati di calcio già lo sanno, c’è lo stadio Camp Nou della squadra della città. Circa 800 metri di un ex officina meccanica suddivisi in un salottino d’ingresso, l’ampia sala occupata al centro dalla cucina e, in fondo, il laboratorio di pasticceria e un paio di salette riservate. In tutto 60-70 posti a sedere.

C’è un menu unico degustazione a 295 euro di circa 20 portate, in più la carta dei vini con ricarichi molto ragionevoli ma soprattutto colta e intrigante (l’Italia presente, tra l’altro, con Radikon e Occhipinti e uno spettacolare quanto introvabile Villa Diamante, Ad Ultimum del 2009), e una proposta di abbinamento a 140 euro. Insomma, mettete in conto 500 euro. Ben spesi.
In primo luogo, se siete appassionati gourmet, farete una esperienza eclettica, non ideologica, in cui carne, vegetali e pesce hanno pari dignità dei piatti (fantastici i piatti dei piselli e della cipolla fusa con parmigiano). Lo spartito è molto equilibrato, con la freschezza che la fa da padrona all’inizio ma che resta una costante sino al dolce con la cioccolata che chiude nel più classico dei modi. La sequenza è quella delle tapas, manca lo zenit della pasta a cui noi siamo abituati, ma la proposta delle trippette di baccalà è da urlo. Brodi leggeri in genere finiscono i piatti esaltando il sapore e giocati sempre nelle giuste temperature, dal freddo al caldo. Una vera antologia in cui tecniche e cineserie si alternano sempre centrando il sapore della materia prima, reclutata da produttori di qualità e possibilmente biologici.

Il secondo aspetto riguarda il clima generale che si respira. Il richiamo al tavolo da cucina della casa della nonna è evidente, ma noi sappiamo che in un tristellato spesso è una dichiarazione di intenti più che una realtà. Qui però sono lontane le follie della cucine londinesi, la rigidità militare di quelle francesi e la seriosità di molte cucine italiane. Il clima è disteso, ciascuno sa quello che deve fare, i due gemelli si aggirano nei tavoli di preparazione, saggiano, danno qualche consiglio, controllano la sala. E’ una cucina dove è piacevole lavorare ci conferma Francesco Sansolone, siciliano trapiantato a Genova, sia per il comportamento umano di Javier e Sergio, sia per il rispetto degli orari di lavoro che in Italia è purtroppo spesso una chimera. Caso vuole che anche l’executive sia italiano, salernitano per la precisione, Carmine Memoli. Entrambi hanno meno di 30 e molta poca nostalgia del nostro paese. Dal quale i giovani fuggono semplicemente perchè non hanno intenzione di vivere pagando i tremila miliardi di debito pubblico fatto dalle generazioni che li hanno preceduti.

Questa armonia si trasmette alla sala dove troviamo personale preparato, qualificato, non oppressivo come spesso accade negli stellati, confermando un clima distensivo che è proprio dei veri grandi ristoranti in cui sono stato nei quali la tensione del servizio, la ossessione della precisione nel servizio come nei piatti, arriva del tutto sfumata al cliente che si deve solo divertire. Anche a questi livelli il servizio è importante quanto la cucina. Aggiungerei anche i tempi, entrati alle 13 come da programma, siamo usciti alle 15,30, ma il tutto dura in effetti due ore secche. Siamo ben lontani dalle torture di tre, quattro ore che diventano sequestri di persona. La velocità del servizio, il susseguirsi incessante dei piatti è uno delle caratteristiche che troviamo in Spagna, fa bene al cliente e all’organizzazione del lavoro.

Ne usciamo soddisfatti e appagati. Ah, cosa non da poco, digerendo tutto rapidamente senza problemi. La cucina dei gemelli Torres ha preso la terza stella nel 2022 aggiungendosi a Lasarte e allo storico AbcC. Con la quarta di quest’anno riconosciuta a Disfrutar, gli eredi del Bulli, la Michelin punta su Barcellona con grande determinazione ed effettivamente questi quattro ristoranti appaiono essere la punta dell’iceberg di un grande movimento che vede tanti giovani aprire saporiti bistrot e una tradizione mediterranea che parla spagnolo e francese in catalano. Una sintesi di una grande storia gastronomica che è alla base di questa effervescenza incredibile, simile a quella della Campania in Italia. Non sarà, forse, perchè Napoli e Barcellona sono cugine di primo grado?

Inziamo con un brodo caldo, purissimo e leggero che prepara al percorso.

Dopo gli sfizi iniziali iniziamo con un grande classico tipico catalano: un mare-terra a temperatura ambiente, fresco e salino.

Una nota sul pane, che in verità a Barcellona non abbiamo trovato essere memorabile ad eccezione di quelli fatti da qualche locale come in questo caso.

Buona l’anguilla anche se non è di mio gusto particolare, strepitoso invece il piatto dei piselli del Maresme, tipici di Barcellona, in grasso di prosciutto. L’equilibrio è perfetto, il grasso non sovrasta il sapore vegetale, ma lo esalta al massimo.

Imperdibili anche la zuppa di cipolla del Fuentes, un tubero particolare che può assumere enormi dimensioni e che in questa preparazione ricorda vagamente la genovese napoletana.

Di scuola il piatto di carne, ben eseguito anche se non strappa il wow come i precedenti.

La livre a la royale in versione catalana: più morbida e meno selvatica di quella a cui ci siamo abituati a Parigi e dal bravo Domenico Candela, scuola Taillevent, al Parker’s di Napoli. In pratica un dessert.

Infine i dolci, decisamente defatiganti e detox fino al cioccolato, che da queste parti è sempre stato una cosa seria.

Gli altri Tre Stelle a Barcellona
ABaC
Disfrutar
Lasarte


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