Colle Imperatrice di Cantine Astroni in dieci anni la Falanghina di Napoli

Pubblicato in: Napoli
Falanghina dei Campi Flegrei 2008-2018

Non è vero che le cose non si possono cambiare, basta volerlo. Anche al Sud, perfino a Napoli. Quando vent’anni fa visitai per la prima volta la vigna sul cratere degli Astroni per scriverne sul Mattino l’azienda si chiamava Varchetta e il bianco più diffuso a Napoli non aveva vita lunga e veniva svenduto sfuso. L’altra mattina nella sala di degustazione di Cantina Astroni l’azienda che vede la quarta generazione al timone ha potuto fare buona verticale (ossia un assaggio dello stesso vino di più annate).
Uno dei protagonisti di questo cambio passo è stato Gerardo Vernazzaro che dopo aver studiato Enologia a Udine ha iniziato giovanissimo a lavorare in aziende. La tradizione di famiglia veniva sostanzialmente dalla vinificazione delle uve prodotte da altri ed è stata necessaria, qui come altro, una vera e propria inversione di rotta per restare leader sul mercato.
Dalla quantità alla qualità in cantina attraverso nuovi sistemi di allevamento, potatura verde per ridurre le rese di un vitigni fertile e prolifico, pulizia in cantina, introduzione di vasche d’acciaio, legni e adesso anche anfore, continue prove e confronti con i colleghi enologi e i vini di tutto il mondo per non essere autoreferenti.
Così alla fine si è arrivati a comprendere che il potenziale della Falanghina va ben oltre i pochi mesi come si era abituati e che le emozioni da coltivare possono essere davvero tante. In primo luogo l’aspetto principale è che grazie alla spiccata acidità, ovvero dello scheletro di ogni vino, anche il bianco può ben resistere nel tempo. Ovviamente lo scopo non è quello di vivere a lungo, ma di evolvere, ossia acquisire maggiore complessità olfatto al naso e sapore in bocca. Ed è quello che questa nuova degustazione ha indubbiamente provato: per essere in regola la Falanghina Colle Imperatrice andrebbe bevuta dopo quattro, cinque anni. Nasce in un vigneto dei Camaldoli di tre ettari fra i 200 e i 400 metri su suolo sabbioso, limoso e in piccola parte argilloso. Se ne producono quasi ventimila bottiglie.

La degustazione è partita con la 2008 che ha rivelato le difficoltà di una annata piuttosto fresca, quindi poco ricca nel bicchiere: l’acidità era ancora presente, sentori di idrocarburi al naso quasi monocorde.
La 2010 registra un passo in più, grande equilibrio, pulizia, fortissima tensione, a nostro giudizio tra le migliori della degustazione insieme alla 2012.
La 2011 è figlia di una annata molto calda. Il vino però si è ripreso bene dopo un po’ di tempo dimostrando ancora di valere al punto tale da diventare la nostra annata preferita con sentori di idrocaburi, frutta evoluta, spezie. Molto buona anche la 2012, decisamente calda ma regolare con le giuste precipitazioni, di notevole equilibrio. Ancora note di zolfo, maggiormente bilanciate dalla frutta agrumata ben matura. Freschezza tonica.
La 2013 conferma la buona performance dell’annata precedente nonostante le difficoltà di gestione. i presenta in ottima forma, pulita.
In grande difficoltà, invece, la 2014, afflitta da piogge irregolari. Al palato è corta e sostenuta solo dall’acidità. Una annata di transizione che i fa entrare in un altro quadro.
Infatti la 2015 appare sostanzialmente giovane, esuberante, fruttata, con l’acidità ancora ben scissa. Una buona annata che deve ancora dare il meglio di se.
La 2016 è una vendemmia regolare, decisa al naso con note fruttate e persino floreali, al palato tira fuori la irrequietezza del vitigno, acidità a go go. Chiusura lunga e appagante.
Le ultime due annate sono opposte: concentrata e siccitosa la 2017, fresca piovosa la 2018. Si tratta di trame ancora da narrare.
Insomma, una esperienza che dimostra ancora una volta la grandezza di questo vitigno campano e le potenzialità ancora poco sfruttate, soprattutto nella comunicazione.

Tenuta Jossa Campi Flegrei doc 2018
Cantine Astroni
Via Sartania, 48
Tel. 081.5884182
www.cantineastroni.com
Ettari di proprietà: 25
Bottiglie prodotte: 280.000
Certificazione biologica, lieviti indigeni selezionati


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