Consumi alimentari: in Italia siamo tornati ai livelli del 1973

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La crisi è entrata di prepotenza nel carrello della spesa delle famiglie italiane. Più di 16 milioni di famiglie – di fatto due su 3 – nel 2012 hanno tagliato gli acquisti per la tavola, con un calo dei consumi del 3,2 per cento sul 2011. In un anno sono crollati gli acquisti di carne, pesce, frutta, verdura, latte, vino e olio. Siamo tornati ai livelli degli anni ’70, nel momento dello shock petrolifero che costrinse tutti a tirare la cinghia. Lo afferma la Cia, confederazione degli agricoltori. In soli cinque anni l’alimentare ha subito un «colpo di scure» di circa 20 miliardi di euro, 8 miliardi solo nell’anno passato. Per mangiare si spende, in valore, più al Sud (484,40 euro a famiglia) rispetto al Nord (473,50 euro) e al Centro (479,30 euro), mentre la quantità dei prodotti ha imboccato la strada della caduta libera. Si risparmia sul cibo per far fronte alle spese per i servizi necessari (gas, acqua, luce, carburanti, mutui, affitti), mentre si va alla ricerca di prodotti meno pregiati e di scarsa qualità che hanno prezzi più accessibili. Una tendenza proseguita e accentuata anche nel primo quadrimestre del 2013, indica ancora l’indagine della Confederazione italiana agricoltori, in occasione della VII Conferenza economica di Lecce. Anche nel 2012 ogni famiglia ha centellinato gli acquisti. All’alimentazione ogni nucleo familiare ha destinato 5.760 euro, poco più del 19 per cento della spesa complessiva, pari a circa 30 mila euro l’anno. Un livello così basso di acquisti per la tavola, a prezzi invariati, non si vedeva da quarant’anni, quando però le aspettative degli italiani erano ben diverse da quelle attuali. «Oggi – evidenzia il report della Cia – la situazione è ben peggiore e c’è una grande preoccupazione per il futuro. Siamo in presenza di una flessione drammatica che si prolungherà nel tempo e che è destinata a incidere nel lungo periodo sulle abitudini alimentari».


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