Fiano di Avellino 2012 docg, l’areale di Lapio torna in cattedra con 7 cantine

Pubblicato in: Verticali e orizzontali

di Teresa Mincione

Oro che cresce in superficie, non come quello nero o giallo che richiedono d’esser estratti dal sottosuolo. Questo è il Fiano di Lapìo. Parole sentite e preziose del sindaco Natalino Fabrizio, in occasione della presentazione dell’assessore al Fiano e dell’annata 2012 organizzata nella sede del Comune da Lello Tornatore  per Slow Wine e Andrea Capobianco, titolare della bella enoteca a Montemiletto.

Un evento importante che spinge verso una maggiore consapevolezza delle qualità e sfaccettature di quel vino che tanto osa parlare di acidità, struttura e longevità. Viticultura e istituzione. Un binomio esplosivo che nell’occasione ha posto luce su una delle attività produttive dell’areale.

Lapìo, terra da sempre legata alla tradizione enologica, oggi è il centro indiscusso di tipicità vitivinicola che parla di Fiano.

Particolare, la composizione della Sala Consiliare che per l’occasione si è trasformata in una sala degustazione. Presenti anche il presidente della Pro Loco Giuseppe Caprio e la consigliera Carmelina D’Amore. Le voci dei produttori dell’areale si sono succedute coordinati da Luciano Pignataro.

Sette le aziende presenti: Colli di Lapio con Angelo Cieri, Feudo Apiano di Angelo Silano, l’azienda Femia di Marco Todisco, la Filadoro di Giancarlo Ioanna, Nicola Romano di Armerino Romano. Ancora Ercole Zarrella di  l’azienda Rocca del Principe e Adolfo Scuotto di Tenuta Scuotto.

Le voci dei  produttori protagonisti si sono susseguite nei racconti del lavoro svolto in vigna e dei progetti futuri. La indiscussa sapidità rende questi vini opulenti, forti e ricchi rispetto a quelli più esili provenienti da altri areali. Grande acidità e corpo da supportare la innata potenzialità a viaggiare sul lungo i viali del tempo.

Con il suo scorrere il Fiano si eleva, sottolinea Luciano Pignataro. Il Greco resiste al tempo, il Fiano migliora, s’impreziosisce tanto da competere, senza timidezze, con i vini più importanti.

La parola ai produttori e ai loro calici dal tipico colore di tradizione

 

La degustazione si è conclusa con la degustazione di prodotti tipici preparato dall’agriturismo Fattoria Maria Petrillo.

Solo qualche riflessione. Certamente questi calici hanno espresso una diversità interpretativa chiara e percepibile, nondimeno è stato possibile individuare un sensibile fil rouge. In primis la grande acidità ( al di la delle diverse lavorazioni). La capacità di chiusura fresca e pulita rispetto alla piacevolezza di un assaggio. La riconoscibile mineralità tipica del territorio di Lapio, ottimo contraltare al sentore fruttato, che in quel retrogusto amarognolo ottimizza e contraddistingue ogni sorso. Un unico terroir, diverse letture, una sola anima: il Fiano!


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