Tanto tuonò che piovve: la Guida che ha fatto il vino in Italia vede la separazione consensuale tra i due editori. Con questa decisione davvero si chiude un ciclo epocale, l’ennesima scossa di terremoto che sta scuotendo alle fondamenta tutto il sistema della critica, e della editoria, della stampa specializzata italiana.
Erano già due anni che lievitava questa notizia, poi la decisione comune di tirare avanti, infine la rottura ufficializzata dal comunicato che riportiamo in modo integrale.
Il presidente di Gambero Rosso, Paolo Cuccia, e il presidente di Slow Food Italia, Roberto Burdese, hanno consensualmente deciso a nome delle rispettive case editrici di concludere la collaborazione per la realizzazione della guida “Vini d’Italia”, che durava da oltre 20 anni (sono esattamente 22 le edizioni pubblicate, a partire dalla prima uscita nel novembre 1987).
La guida continuerà ad essere pubblicata da Gambero Rosso, proprietario della testata, mentre Slow Food Italia si dedicherà a nuove iniziative dedicate al vino tra cui anche una nuova guida che vedrà però la luce nel 2010 (nell’autunno 2009 uscirà, come previsto, la nuova edizione della Guida al Vino Quotidiano).
La decisione è stata presa in pieno accordo con i due curatori della guida, Daniele Cernilli, direttore di Gambero Rosso, e Pierluigi Piumatti, presidente di Slow Food Editore.
Nel sancire la conclusione della coedizione di Vini d’Italia, Cuccia e Burdese precisano che ciò non preclude in alcun modo la possibilità di realizzare nuove e differenti forme di collaborazione tra Slow Food Italia e Gambero Rosso per il futuro e sottolineano come l’attività comune di questi 22 anni abbia contribuito in maniera decisiva allo sviluppo del settore vinicolo italiano, al miglioramento straordinario della qualità dei prodotti e alla loro affermazione nel mondo.
Vini d’Italia ha oggi edizioni in lingua inglese e tedesca e promuovendo la presentazione dei Tre Bicchieri in vari paesi del mondo fa accrescere di anno in anno il consenso verso i vini italiani. È questo un orgoglio che i due coeditori vogliono comunemente rivendicare nel momento della conclusione della storica coedizione.
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