Haro, Spagna: Città culto del vino della Rioja Alta

Pubblicato in: Giro di vite


di Sara Marte

Cos’hanno in comune una baita simil-cattedrale-tirolese, un patio mediterraneo, un vecchio treno ed un tempio greco? No! Non è un suggestivo viale degli Studios della città degli angeli né il risultato di un uragano che ha seminato a casaccio pezzi vari. Questa guerra a chi ce l’ha più grande (la cantina, che avete capito?!) si consuma ad Haro, centro indiscusso della Rioja Alta, prima regione vinicola di Spagna, imponente cuore commerciale del vino che fonda la sua economia esclusivamente su di esso, con belle cantine storiche ed altre, a volte, decisamente esotiche.

Qui c’è il vino buono, parola mia. Aziende di rilievo mondiale, lo assicuro. Bodegas Muga o Bodegas Bilbaínas ne sono esempio affascinante. La prima ha strutture, al netto delle vigne, che si estendono per circa 25 mila metri quadri. Le botti utilizzate vengono costruite nella propria officina-laboratorio ed hanno una gamma di legni francesi, russi, ungheresi, americani ed in piccola parte spagnoli. Grande riguardo anche per l’accoglienza al visitatore, moderna ed efficiente.

Bodegas Bilbaìnas è una delle più antiche di Haro, fondata nel 1908. Vanta il più grande vigneto della Rioja Alta: oltre 240 ettari posti esclusivamente nel comune di Haro. Nascono da qui, tra gli altri, i famosissimi e storici Viña Pomal, crianza o reserva, tempranillo 100%, da oltre cent’anni. Intanto, a spasso per Haro, città-vetrina del vino, è tutto a tema unico.

Fa caldo e comincio a digerire la fontana col grappolo d’uva. Ma sì! anche la seconda con la riproduzione del torchio. Ora basta però!Se grazie a questa “coinvolgente fantasia” dovesse sbucare fuori una fontana con una botte, giuro che me ne vado.

Finalmente il casco antiguo, il centro storico, ha stesso tema ma registro differente: la cornice è suggestiva e raccolta e dona una boccata di autenticità di cui avevamo proprio bisogno.

Piccolo borgo dalle pittoresche stradine, si sviluppa attorno alla sua raccolta Plaza de la Paz con balconcini poetici, la struttura neoclassica de el Ayuntamiento e un vecchio palco. Bottiglierie, murales colorati e pinchos di buona qualità sono così piacevoli e rassicuranti. Ad allontanarsi, verso lo storico  Barrio de la Estación , lunga strada di sole cantine, si è di nuovo tra stupore e pubblicità.

E allora ti compro Haro! Voglio sedermi nella sala modernista a forma di decanter di Zaha Hadid, voglio attraversare il corridoio con le vetrate liberty, voglio fare il giro nel trenino delle aziende, voglio ubriacarmi coi turisti beoni nelle degustazioni in cantina senza sapere nemmeno se è bianco o se è rosso, voglio inebriarmi dell’Ebro, voglio…voglio…voglio tornare in centro! Mi devo piazzare su una panchina coi vecchietti del posto e bere un crianza, alla faccia del caldo, in barba all’enoturismo, a stizza delle aziende. Ma poi penso: saranno mica comparse questi vecchietti qui e m’hanno fregato ?!


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