Il Gragnano è una cosa seria! Sette etichette da non perdere

Pubblicato in: in Campania, Napoli

di Sara Marte

Quotidiano, profumato, frizzantino, rigenerante, lieve, voluttuoso con la sua spuma soffice ed evanescente. Seducente Gragnano è cosa seria. Bello questo vino pieno di storia e fatica che mai, nonostante l’antica e gloriosa tradizione, ha avuto quella fastidiosa supponenza delle bottiglie da enofighetti. Ripidi e stretti i terrazzamenti, pendenze del 40% e pochi, pochissimi artigiani che sanno ancora arrampicarsi su queste vigne e conoscono le pergole come le loro tasche, dosando con perizia il difficile piedirosso, l’aglianico, lo sciascinoso e qui e lì varietà autoctone tra cui castagnara, tintore, s. francesco. Qui, sui vigneti dei Monti Lattari ci sali solo con piccole, piccolissime vetture perché di strade proprio non si può parlare e l’uva si raccoglie a mano e le viti si curano con la zappa.

Poche chiacchiere e un mondo da raccontare ché, a tornare indietro nel tempo, a dir Gragnano si diceva tutto il vino di Napoli. Dopo che la moda, spietata nei suoi corsi e ricorsi, lo ha quasi dimenticato, torna oggi all’attenzione. Beviamo allora 7 bottiglie molto rappresentative: tutte 2013, meno che una. Sono facili da reperire ed il periodo pre-pasquale certamente aiuta poiché di largo consumo sulla tavola delle feste di affettati, formaggi e casatielli ed hanno un  costo contenuto. In media vanno dai 6 agli 8 euro.

Parlare di Gragnano e della Doc Penisola Sorrentina è parlare di Grotta del Sole. Negli anni ’90 il lavoro, l’impegno, l’investimento e la grande intuizione di recupero di vocate aree della regione, ormai dimenticate, fu loro. Bottiglia intramontabile e caposaldo della produzione aziendale ci appare con questo bel colore rubino dai bagliori porpora, intenso e luminoso. Appena versato nel bicchiere, rilascia la sua spuma ed altrettanto in fretta, proprio come ci si aspetta, sparisce. Grande tocco tradizionale per questo sorso che si muove su linee morbide, sapido, fresco e gustoso. Nitidezza aromatica fusa in una beva di buono slancio. E’ sempre una certezza.

Iovine 1890: qui siamo di fronte a grandi maestri del Gragnano ed a una bella bottiglia base. La sottozona Gragnano della DOC Penisola Sorrentina include la città di Gragnano, Castellammare e Pimonte. Dal cuore di quest’ultima, con un retaggio familiare di generazioni di produttori di Gragnano, Aniello Iovine fa questo vino e fa sistema. Raggruppa storici agricoltori, oltre 30 conferitori, per bottiglie di grande impulso. Fugace la soffice spuma, sale al naso tipico e verticale, fiorito di viola e piccola frutta rossa turgida. Quello che lo contraddistingue è un sorso carezzevole ma al contempo sostenuto da una bella sapidità ed un tannino giustamente presente. Parla di equilibrio ed è diretto, fresco, lungo, moderno, composto. La bocca pulita ringrazia e si prepara ad un nuovo boccone. Un po’ fuori dal coro è la versione del Terra del Gragnano 2012. Rifermentato in bottiglia, è un Gragnano da attendere. Già, perché a mano a mano che sosta in bottiglia, uno/due anni, se ne apprezzano i sentori di terra, fragranti, minerali ed un complesso di toni più scuri, senza mai e poi mai snaturare la bevibilità e scorrevolezza di questo classico bicchiere. Tempra solida, bocca succosa, freschezza, per un sorso elegante e saporito.

Nella ricerca in giro per enoteche troviamo questa piccola cantina di Lettere, sempre lì sui Monti Lattari: Cantine Borgo S.Anna. Mi affido solo alla degustazione per questa bottiglia da 4 euro, dico 4. Poco poco frizzante, come dovrebbe essere, apre con un tocco minerale, piccoli ribes rossi, sentori ematici ed erbe di campo. Il palato è maschio, con i suoi ritorni un po’ ruvidi e fruttati. Ha tannino presente e termina lungo, profumato e lievemente ammandorlato. Il tenore alcolico è di 11 gradi e mezzo e l’approccio è terragno.

Cantine Astroni, che nei Campi Flegrei è portatore sano di piedirosso e falanghina, produce però un Gragnano davvero buono. Bel colore rosso rubino luminosissimo, ha un naso ben fuso, verticale, composto. Tutto è al posto giusto tra piccoli frutti rossi e fiori come la rosa. Il palato ha una grandissima sapidità, tratto croccante, sorso fresco e brioso. E’ un gran bel bicchiere attuale e versatile.

Sannino è una storica azienda di Ercolano. Qualche anno fa, in occasione di una divertente e informale prova tra differenti vini campani e pizza fritta, con la sua bottiglia di Gragnano, ha fatto la parte del leone. Certo, l’abbinamento Gragnano e pizza è un po’ come scoprire l’acqua calda, ma è sicuro che questo bicchiere, dalle note principalmente fruttate e dal tocco vellutato, sappia esprimere una lineare e beverina versione del Gragnano.

Infine Cantine Federiciane. Ha una piccola gamma di 5 vini, due di questi sono dedicati al Lettere ed al Gragnano.  Bella gagliarda monta la spuma e subito salgono tipici toni vinosi , soffi fruttati come quelli di bosco e sul fondo ricordi boisè. Al palato si presenta con un tocco molto morbido, giustamente amabile, avvolgente, orizzontale e sapido. Non termina molto lungo ma si mostra ordinato e un po’piacione. Beva godibilissima per uno stile fondamentalmente classico e garbato.

Così, se non vi fosse venuta voglia di questo bel bicchiere, servito fresco “a temperatura di cantina e non di frigo” come raccontò Mario Soldati, significa che non avete voglia di convivialità, di allegra spensieratezza, di una tavola della tradizione. Altrimenti compratene una bottiglia e condividetela e… Assicurati che sia Gragnano.Tu lo assaggi. Se è frizzante lo pigli, se no…desisti! [cit. Miseria e Nobiltà]


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