A Cupra Marittima, tra sabbia fine e cucina d’autore, un beach restaurant che racconta il territorio con stile e autenticità

di Tonia Credendino
Cupra Marittima: il mare che non ti aspetti
Cupra Marittima, provincia di Ascoli Piceno. Un nome che suona dolce, quasi dimenticato quando si parla di mare, come se le Marche fossero solo colline e borghi. E invece qui il mare c’è, eccome se c’è. Un lungomare ordinato e luminoso, sabbia chiara e fine, file di ombrelloni color crema e una brezza gentile che non smette di accarezzarti.
È proprio qui, in questa perla dell’Adriatico, che sono approdata per la prima volta al Koko Beach & Restaurant, un beach club di rara eleganza, curato in ogni dettaglio. Tavoli perfettamente apparecchiati, tovaglie bianche che danzano leggere nel vento, sedute comode e un servizio impeccabile. Ma non è solo bellezza formale: qui si respira un’idea precisa di accoglienza, fatta di stile, ma anche di sostanza.
Un’accoglienza che ha il volto, il gusto e la grazia di Eleonora Mora, figura storica del progetto. È lei che ha contribuito a definire l’anima del luogo sin dall’inizio, lavorando con sensibilità sui dettagli dell’ospitalità, sull’equilibrio dei gesti e sull’arte silenziosa del far sentire ogni ospite esattamente dove dovrebbe essere.
La cucina del Koko Beach: tra tecnica, territorio e bellezza
Abbiamo aperto le danze con due antipasti: la ricciola cotta e cruda, servita su una crema di pomodoro rosso al basilico, un piatto che gioca con le consistenze e le temperature, esaltando la delicatezza del pesce e l’aromaticità del pomodoro.
Accanto, il carpaccio di polpo con datterini freschi, olio alla paprika affumicata e maionese al chipotle, che aggiunge una nota decisa e affumicata senza sovrastare. Due piatti che parlano di mare e di creatività, costruiti con equilibrio e misura, dove nulla è lasciato al caso.
Tra i primi, Le Virtù – pasta mista Verrigni con sugo rosso di crostacei – conferma la passione per la materia prima: gustosa, decisa, memorabile. E poi il raviolo ripieno di spigola e ricotta, servito con acqua di pomodoro giallo e burrata: un autentico manifesto gastronomico di leggerezza, eleganza e gusto, capace di raccontare l’Adriatico con raffinata semplicità.
Dietro questi piatti c’è l’esperienza e la mano dello chef Andy Gomez, cuoco professionista formato presso l’Istituto Argentino Gastronomico (IAG), con esperienze nelle cucine del celebre Martín Berasategui. Tecnica precisa, estetica misurata e gusto mediterraneo sono gli elementi che traduce oggi in un menù contemporaneo, sincero e ricco di stile.
Quando la visione incontra la realtà
Sorseggiando il NUMA Bianco – piccolo gioiello marchigiano in edizione limitata – si comprende come il Koko Beach abbia messo il vino al centro dell’esperienza. La carta non è solo una lista di etichette, ma un racconto del territorio, un invito al viaggio.
A guidare questa visione è Luca Ascani, Wine Director e responsabile di sala. La sua è una presenza discreta ma centrale: seleziona con cura i produttori, dialoga con i vignaioli, costruisce abbinamenti che accompagnano il cliente con naturalezza, rispettando la cucina e valorizzando ogni piatto.
La sua carta dei vini è viva, personale, fondata su piccoli produttori artigiani della zona e arricchita da una selezione internazionale colta e mai scontata: Slovenia, Wachau, Mosella. Bollicine di grandi Maison e vignaioli indipendenti convivono con etichette che raccontano storie vere, fatte di suoli, mani e visioni.
Il vino, qui, non è un accessorio. È parte integrante dell’identità del luogo, e Luca ne è il custode silenzioso, il regista attento di un’esperienza sensoriale che passa per il calice, ma arriva dritta al cuore.
Il racconto di Umberto
È stato proprio durante un calice condiviso, quando il pranzo era ormai un ricordo morbido e il sole iniziava a declinare sull’Adriatico, che Umberto Splendiani si è seduto accanto a me. Con la pacatezza di chi lavora con passione e concretezza, mi ha raccontato la visione che anima il Koko Beach.
«Volevamo creare un’esperienza completa», ha detto, «qualcosa che non fosse solo ristorante, né soltanto spiaggia, ma un luogo dove il cliente potesse sentirsi accompagnato dal mattino fino alla sera, sempre accolto, mai invaso». Una filosofia che si traduce in gesti misurati, nell’eleganza silenziosa della sala, nella qualità costante della cucina, in una gentilezza che non ha bisogno di formalismi.
Mi parla della scelta di tenere il locale aperto tutto l’anno, di una clientela internazionale – in particolare tedesca, olandese, ma anche italiana – che torna per l’atmosfera, per la qualità, per la verità di questo posto. «La soddisfazione più grande? Vederli rientrare. Vederli sentirsi a casa. Perché questo, alla fine, è ciò che vogliamo offrire: autenticità, qualità e una cura che si nota nei dettagli».
Il suo sogno, mi dice sorridendo, è che il Koko Beach diventi un riferimento nazionale per chi cerca un’accoglienza gentile, una cucina contemporanea e una proposta enologica che parli la lingua del territorio. E mentre il calice si svuota e la luce si fa più dorata, capisco che quel sogno – in fondo – è già cominciato.
Il mare che ti resta dentro
Cupra Marittima non è solo un punto sulla mappa, ma un piccolo miracolo affacciato sull’Adriatico. Qui, dove forse non ti aspetti una spiaggia così ordinata, così raffinata, così viva, trovi invece una costa che non ha nulla da invidiare a località più blasonate. Sabbia chiara e fine, eleganza senza clamore, cura per i dettagli e un senso profondo dell’ospitalità.
Il Koko Beach ne è la sintesi perfetta. Un luogo che unisce bellezza e sostanza, stile e verità. Dove il lusso è nella gentilezza, nella precisione del servizio, nel sapere che nulla è lasciato al caso. Dove un pranzo può diventare un’esperienza, un brindisi un momento da ricordare, un piatto un racconto.
Le Marche, in questa loro versione marittima, si rivelano ancora una volta una terra sorprendente. Una regione che lavora in rete, che crede nel valore dei suoi luoghi e delle sue persone. Dove l’autenticità non è uno slogan, ma una pratica quotidiana.
Ed è proprio questa autenticità, luminosa e concreta, che porto via con me da Cupra Marittima: il gusto di un raviolo al pomodoro giallo, la freschezza del vento sulla pelle, il sorriso sincero di chi ti serve un calice e ti fa sentire a casa.
Viale Romita, Cupra Marittima
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