La Spezia: i Fiano di Clielia Romano, Picariello, Pietracupa, Quintodecimo, Villa Diamante, Villa Raiano e Vadiaperti per la prima volta insieme!

Pubblicato in: Verticali e orizzontali

Fiano di Avellino in vetrina a La Spezia, nel corso di una bella serata organizzata dall’Ais Liguria alla quale hanno partecipato circa 60 appassionati. La degustazione, pensata da Fabrizio Scarpato e condotta con Marco ha avuto lo scopo di rovesciare un luogo comune molto diffuso al Nord spiegando che i vini irpini sono figli del freddo, del vulcano e dell’altezza.

Impossibile dunque ritrovarci potenza, alcol, opulenza e magari una punta di cotto come vuole il senso comune quando di parla di vini del Sud.
La bevuta, devo dirvi, è stata più che soddisfacente. Non abbbiamo seguito i classici percorsi Ais nella scaletta, piuttosto una suddivisione territoriale che ancora una volta evidenzia le caratteristiche precise di Lapio e di Montefredane.

Fiano di Avellino 2010 Clelia Romano
Una sicurezza classca, che quest’anno ha dovuto attendere un mese in più prima di fare capolino dall’azienda. Rispetto ai precedenti millesimi, si evidenzia una propensione all’acidità e alle note di durezza, poi, riscaldandosi nel bicchiere, spuntano i frutti bianchi, pere, susine, piacevoli note mediterranea di cappero e timo e baccelli di fave. Lungo, di corpo, ancora alla ricerca di equilibrio, ma migliorato rispetto agli assaggi precedenti. 89

Exultet Fiano di Avellino 2009 Quintodecimo
Siamo ai primi passi di questo vino. Il naso iniziale ci spiega note dolci con il legno ancora sostanzialmente scisso dalla frutta, croccante e piacevole. Dicotomia ancora più ampliata in bocca, dove il Fiano emerge subito, senza tacco dolce, sulle fasce laterali del palato per poi chiude, veloce, con una piacevole senzazione amara e pulita. 89

Fiano di Avellino 2009 Villa Raiano
Ho voluto inserire anche un classico base, il primo lavorato da Fortunato Sebastiano nell’azienda. Una buona bottiglia, con profumi agrumati e bianchi, acidità ben presente ma integrata e, malus, una nota di stanchezza retronasale, lampo di frutta maturata in eccesso. Bicchiere snello, comunque veloce e pulito. Un buon risultato. 85

Terminata la prima batteria ho avvertito i sommelier che questi vini, che avevano colpito per l’acidità vibrante, sarebbero apparsi morbidi rispetto a quelli di Montefredane. E così in effetti è stato.

Fiano di Avellino 2010 Vadiaperti
In vini di Raffaele Troisi scalpitano sempre, urlano agrumato, sottofondo fumé, allungo spaventossamente veloce in bocca, sostenuto da buona materia prima. Un bianco ancora alla ricerca del suo equilibrio, assolutamente prematuro da bere se non in abbinamento a piatti strutturati e ben segnati dalla grassezza. Nota iodata da manuale, piacevole, sensazione di secchezza e di salato assolutamente dominante. 88

Fiano di Avellino 2009 Pietracupa
Ormai è molto chiaro che i vini di Sabino Loffredo si collocano esattamente a metà tra quelli di Raffaele Trosi e quelli di Antoine Gaita. La ragione del suo successo in tutte le guide e fra tutte le scuole di pensiero è infatti nell’incredibile equilibrio che riesce a realizzare tra la freschezza e la mineralità da un lato e l’esposizione delle note di frutta dall’altro. Questa quadratura del cerchio, in cui l’acidità non è un valore a se ma un mezzo per valorizzare la nota fruttata, appare più evidente quando passano gli anni e nel 2009, annata particolarmente velice, tutto ciò è addirittura lapalissiano. Buona nota fumé che regala anche complessità olfattiva. 91

Vigna della Congregazione 2009 Villa Diamante
Antoine non rinuncia alla ciccia della frutta, ma sa di poter contare sulla inesauribile energia che l’uva riesce ad estrarre dal terreno di Montefredane. Ecco dunque che rispetto ai primi due appare un po’ più compassato, ma anche maggiormente equilibrato, leggibile e con uno spunto di piacevolezza davvero molto appagante. Non ho avuto problemi a fare outing in degustazione dichiarando che al momento era proprio questo il mio preferito. 92

Fiano di Avellino 2009 Ciro Picariello
L’equilibrio del bicchiere è favorito dal blend di uve di Summonte e Montefredane. Il tempo ha alleggerito le note di affuicato che hanno coperto il vino nei primi mesi a volte in maniera eccessiva e onologante. Spunta una bella pera, non matura, sentori di sottobosco, funghi. Lungo, di corpo, piacevole, la freschezza è ben presente ma non più scissa e contribuisce ad un equilibrio ormai sempre più vicino prima del decollo verso la maturità. 89



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