VALCALORE
Uva: moscato
Fascia di prezzo: da 1 a 5 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Il Moscato continua ad essere la grande risorsa inespressa della enologia meridionale. Diffuso ovunque, era il vino della festa contadina, quello della domenica quando finalmente si mangiava seduti a tavola, dedicato ai dolci, in genere quelli secchi più simili al pane che ai grandi della pasticceria napoletana, persino in città uno dei modi per confezionare qualcosa per i bimbi era quello di inumidire la crosta del pane bianco con acqua e aggiungere dello zucchero, così, semplicemente. Poi il moscato è stato vittima prima dell’omologazione al gusto secco, successivamente a quella del rosso, infine della vittoria dei vitigni autoctoni bianchi campani. Un peccato, perché il terroir regionale, grazie al clima, esprime sempre grandi vini bianchi dolci quando qualcuno decide di applicarsi. Il Lambiccato della Valcalore si aggancia ad una vecchia tradizione quando il vino si otteneva goccia dopo goccia da una sorta di filtro molto rudimentale che richiamava l’alambicco: si beveva tutto nella calda sera estiva della festa del Santo Patrono. Naturalemente oggi il metodo di produzione è cambiato, la Valcalore ha sempre mantenuto nella sua gamma questo prodotto e il risultato a nostro giudizio è più che soddisfacente: il naso è intenso, persistente, annuncia la festa di mele cotte, mandorle, frutta candita, arancia mentre in bocca il vino è molto lungo dopo l’ingresso fresco, non lascia quella fastididiosa sensazione zuccherina come di solito avviene con i dolci, il palato resta invece pulito e ordinato. Un vino che mi ricorda i moscati della Lucania e, per quanto ne so, solo negli Alburni e nel Vulture si continua a produrre con decisione il vino dolce tranquillo. Misteri del mercato, visto che qui il consumatore potenziale è costituito da tutti, nessuno escluso. La sensazione è quella di un bicchiere importante, per nulla beverino, pieno di carattere e riconoscibile. Da bere sui dolci secchi e quelli della tradizione partenopea, ma anche da giocare sull’agrodolce tipico orientale oggi tanto di moda come il sushi accompagnato dalle salsette di soia, oppure sulla ricotta di bufala fresca e la pasta con la zucca senza aglio. Insomma, divertitivi, con meno di cinque euro a bottiglia, con un gran bel vino.
Sede a Castel San Lorenzo. Via Donato Riccio, 30. Tel. 0828944035. www.valcalore.com. Enologo: Giuseppe Capo. Ettari 550 di proprietà di 1000 soci. Bottiglie prodotte: 1.200.000. Vitigni: barbera, sangiovese, aglianicone, trebbiano, malvasia, moscato
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