Roma, ristorante Moma: ecco la nuova stella Michelin che nessuno aveva previsto

Moma Ristorante Roma, Gastone Pierini e Andrea Pasqualucci

MOMA RISTORANTE ROMA
Via di San Basilio, 42
Tel. 06 4201 1798
Aperto a pranzo e a cena
Chiuso: domenica
www.ristorantemoma.it

L’edizione 2019 della Guida Michelin non è stata particolarmente generosa con Roma (in verità, molti dicono, neppure con l’Italia intera). Ha portato invece una stella a sorpresa al ristorante Moma di Gastone Pierini grazie alla cucina di Andrea Pasqualucci.
Siamo in via di San Basilio, a due passi da via Veneto, anche se per struttura esterna ed impostazione, il ristorante Moma non ha proprio nulla dei locali della Dolce Vita. Anzi, si è sempre caratterizzato per una sorta understatement: al pian terreno funziona tutto il giorno come bar per colazioni e aperitivi e a pranzo con una proposta di qualità ma adatta soprattutto ai tempi veloci delle pause da lavoro.

La sera, invece, la sala si trasforma. Tavoli con elegante tovagliato bianco, candele e un servizio giovane ma molto attento e professionale, grazie anche all’abile regia di Pierini. La carta dei vini non è amplissima ma si caratterizza per ricarichi non esosi.

Il menu, che oltre alla scelta alla carta propone due degustazioni – una a 65 euro, l’altra a 85 – dà voce alla creatività e alla scuola (da Moreno Cedroni a Giuseppe di Iorio) del giovane chef Andrea Pasqualucci.
Moma ristorante Roma. Una cucina di grande essenzialità, anche visiva e cromatica, con una spiccata propensione al vegetale visto come ingrediente determinante.
Sono due morsi di orto d’inverno, ad esempio, i ravioli di rapa rossa o i bocconcini di sedano rapa serviti come aperitivo. Così come è appagante la tiepida e profumata crema di patate che lo chef ha scelto come benvenuto. Molto buono il pane, con una deliziosa baguette servita calda con abbondante olio extravergine agrigentino.

Tra gli antipasti (5 in carta, come per le altre portate) una buona tartare di razza piemontese irrobustita da lardo di maiale nero dei Nebrodi e colorata da fiocchi di rapa rossa e liquirizia. Riuscita la terrina di lingua con spuma di ricotta di bufala, aceto balsamico e croccanti carciofi crudi a guarnire.

Meno efficace il primo piatto provato, gli spaghettoni con bottarga di tonno rosso, cavolfiore e sedano croccante: l’eccesso di amido finisce per penalizzare la parte vegetale e persino la sapidità della bottarga.
Un bel piatto, elegante e di carattere al tempo stesso, quello del pollo ruspante servito con il suo quinto quarto in … salsa siciliana, con arance, finocchio e un ristretto di Marsala.

Una nota di merito, infine, per la sezione dei dessert. Siamo infatti di fronte a piatti che, ancora una volta, guardano alla stagionalità e si presentano in maniera molto moderna, con l’impostazione del dolce non dolce e del recupero di ingredienti poveri, quasi quotidiani.

Bel contrasto di consistenze il gelo d’arancia con mandorle, rum, cioccolato bianco e gelato alla vaniglia; essenziale il “Tuberi e radici” con un efficace rimbalzo di toni amari e acidi; infine, da provare, il rassicurante dolce di polenta, con radicchio, uvetta e miele di castagno.

In sintesi, un locale accogliente che, senza intimidire, invita a provare una cucina sì elaborata ma dal risultato di grande essenzialità, che non stravolge ingredienti e sapori.
Conto sugli 80 euro, sicuramente sotto la media di un locale stellato a Roma.


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