L’anima contadina ischitana resiste nonostante mezzo secolo di turismo e cemento. Ed è profonda, lunga, emozionante, parla grazie a testimoni viventi perché la trasformazione è avvenuta improvvisa dopo la seconda guerra mondiale. Trovi la vite etrusca e quella greca, il crocefisso nei palmenti dell’Epomeo, i terrazzamenti dei romani, le parracine verdi costruite nel corso dei secoli. Il chiasso del mercato di Casamicciola e di Forio, il grande smercio di Ischia Porto.
Una civiltà contadina che sopravvive grazie alle famiglie Iacono, Regine e Verde impegnate da quasi vent’anni nella produzione di vini. Una testimonianza da viticoltori in primo luogo, poi da produttori di vino grazi agli studi di Gino Iacono a San Michele all’Adige. Allora se volete conoscere le storie di traffici e di vendemmie, mangiare la cucina terragna dell’isola circondata dal mare che da poco ha scoperto il pesce, dovete comporre il numero dell’azienda.
Visiterete allora la cantina in tufo verde, i vigneti di Chignole e quelli del Cuotto dove è stata costruita la monorotaia, le fumarole: è come guardare una persona senza vestiti conoscendone l’intimità. Il bianco è il canto dei vigneti d’Ischia: Vigna di Chignole 2011 è buonissimo, fresco. Amo dimenticare questa etichetta per anni in cantina e stapparla godendone l’evoluzione segnata dalla presenza di fiano.
Si tratta di vini salati, con allungo di legno bruciato e cenere, pieni di polpa in seconda battuta, mai ruffiani e dolci, per questo moderni, essenziali, tipici, e abbinabili. Un millesimo eccezionale, in attesa dei nuovi vini della nuova impresa che raccoglie l’eredità di Corrado D’Ambra, il Giardino Mediterraneo, che in questa vendemmia in corso passa di testimone.
Il Chignole lo bevo sui tagliolini al limone tra crudi di ricciola da Saturnino a Foria, mentre l’aliscafo beccheggia aspettandomi invano.
Sede a via provinciale Panza, 267 Tel.081.908206 www.pietratorcia.it Ettari: 12 di proprietà. Enologo: Gino Iacono. Bottiglie: 180.000 Vitigni: biancolella, forastera e fiano
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