Trebbiano d’Abruzzo 2006 doc Emidio Pepe

Pubblicato in: in Abruzzo

Uva: trebbiano
Fascia di prezzo:
Fermentazione e maturazione: cemento

Purtroppo bisogna avere una certa età per entrare in simpatia con questo bianco straordinario d’istinto, cioé senza giri cerebrali e senza motivazioni ideologiche. Dal colore al sapore riporta davvero ai vini fatti dai contadini di un tempo, l’esatto opposto della concezione di bianchi che si è imposta sin dagli anni ’80 in Italia e che vive nella percezione comune.

L’ho verificato durante una tavolata di colleghi dove l’effetto del Trebbiano 2006 di Pepe è stato immediatamente respingente per chi beve poco mentre ha affascinato un paio di noi che siamo immersi su questi temi per lavoro.
Il solito distacco gramsciano tra intellettuali italiani e masse? Direi piuttosto lo smarrimento delle radici di pasoliniana memoria.
Quando vivo nel mondo reale, intendo fuori dalla ristretta cerchia esoterica di enofili che discettano sulla potatura invernale piuttosto che sull’uso di legno, mi rendo conto che gli enologi che spingono per una visione pop del vino sembrano avere ragione nel conquistare immediato consenso. A partire dal colore, proprio, che è stata la prima osservazione che hanno fatto in questa bella tavolata alle Paillotes di Pescara.
Mentre, a me e Fabio Riccio, è stato proprio il colore a conquistarci subito. Bello carico, ricco, quasi dorato, brillante.
In queste situazioni non mi sento superiore  o più esperto: credo semplicemente che sono gli effetti di un’onda lunga iniziata negli anni ’60 che fa della omologazione visiva, olfattiva e gustativa un valore assoluto positivo. Perché solo l’industria può produrre cibi uguali tutto l’anno a tutte le latitudini. Una volta corrotta esteticamente la maggioranza della popolazione, il gioco è fatto, il resto diventa un mercato di nicchia e non c’è rimedio.
Poco male. Pepe è importante perché non è un ritorno culturale allo stile tradizionale come se ne registrano tanti adesso in Italia e nel mondo, è semplicemente stato sempre così. Ossia un vino contadino pensato non per l’autoconsumo ma per il commercio.
Tutto qui, molto semplicemente.
Così la macerazione sulle bucce, i metodi antichi di vendemmia, la sosta in vasca, dalla fermentazione si producono naturalmente i solfiti necessari per la longevità di questi bianchi.
Ma Pepe a me piace tanto anche perché è uno dei pochi delSud capace di vendere il tempo: nessuno, in Abruzzo, dispone di lotti commerciabili di antiche annate di Montepulciano che risalgono sino agli anni ’70. Questo vuol dire che l’azienda si è riappropriata dello spazio e del tempo, ossia le due cose più costose e non replicabili del mondo globalizzato.

A questo punto vi dico che il 2006 era perfettamente integro, di buona freschezza, dominato da note di frutta a pasta bianca, di zafferano, menta ed erbe officinali al naso mentre al palato è pieno, in perfetto equilibrio tra alcol, corpo e acidità, decisamente in grado di andare avanti ancora per molti anni senza alcun problema.

Si tratta di vini intimi, forse, appunto, da non proporre in occasioni pubbliche, da bere tra persone che hanno una visione del mondo abbastanza tranquilla, non omologata e non omogeneizzata, che non guardano l’orologio durante la cena perché sono sempre puntuali durante il giorno.
Il grande vino del grande Sud. Unico, inimitabile. Emidio Pepe.

Sede a Torano Nuovo, via Chieti 10. Te. 086.1856493. www.emidiopepe.com Ettari: 17 di proprietà. Bottiglie prodotte: 70.000


Dai un'occhiata anche a:

Exit mobile version