Una luce a Gomorra: vigneto intitolato a Don Peppino Diana, il prete ucciso dai casalesi

Pubblicato in: Giro di vite

La Cooperativa Icaro su terreni sequestrati alla camorra impianta la vite

La Cooperativa Icaro, progettata e diretta da Gabriele Capitelli, coltiva ortaggi, verdure e frutta sui terreni sequestrati al clan dei Nuvoletta a Pignataro Maggiore. I terreni sono stati affidati alla cooperativa nel 2003, sono ben 37 ettari e da circa un anno 4 ettari sono stati impiantati a vigneto.

Pietro Razzino, enologo esperto dell’area del Falerno, ne segue i lavori ed ha deciso di allevare pallagrello bianco e nero, falangina, fiano, aglianico e montepulciano. Da questi vitigni si avranno due vini, igt Campania Don Peppe bianco e rosso, in onore di Don Peppe Diana che ha pagato con la vita il suo fermo impegno contro la criminalità. Icaro ospita 13 persone provenienti da comunità di recupero per le varie dipendenze e dal manicomio criminale di Aversa, con lo scopo di recuperarle e reinserirle attivamente nella società. Sono loro che lavorano i campi, il pescheto ed il vigneto in dotazione, con grande impegno animato dal forte desiderio di ritorno alla normalità.

Parola quest’ultima per molti banale, per alcuni forse mai conosciuta. Gabriele Capitelli, presidente della cooperativa Icaro, è impegnato da sempre nel sociale, ha insegnato insieme a Don Peppe Diana in una scuola alberghiera della provincia di Caserta, ha cominciato ad abbracciare la difficile strada del recupero di persone particolarmente disagiate organizzando una scuola calcio per giovanissimi. Poi si è dedicato ai ragazzi del carcere minorile della provincia di Caserta fino ad approdare gradualmente a questo grande progetto, estremamente impegnativo.

Progetto inizialmente fortemente ostacolato dalla camorra locale con minacce ed intimidazioni a quanti osavano prestare manodopera nei campi, rifiutandosi di accettare l’esproprio dei terreni ed il fatto che altri ne avessero il possesso . Tutt’oggi l’aria che aleggia in questa zona è pesante e cupa. Comunque la difficoltà maggiore che ha la cooperativa è quella di inserire i propri prodotti sul mercato, in parte ci riesce, ma non è sufficiente. Gabriele vorrebbe riuscire a raggiungere la totale autosufficienza economica  rinunciando ai finanziamenti pubblici.

A questo punto mi chiedo come sia possibile che lo Stato finanzi a caro prezzo un progetto così valido e poi non imponga alle istituzioni locali di utilizzare i prodotti ortofrutticoli di Iacro nelle mense scolastiche, ospedaliere e di altri enti pubblici. Domani verrà inaugurato il Museo delle Tradizioni Contadine al fine di promuovere il turismo sociale basato sui principi della legalità.
Buona fortuna e un grande in bocca al lupo.

Marina Alaimo


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