Tresinus, la crescita del Fiano cilentano in quattro annate

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Verticale di Tresinus 2014-2013-2012-2011

San Giovanni su punta Tresino si arriva e ci si ferma. Un po’ come a Taverna del Capitano: non ha molto senso né fisicamente né psicologicamente andare oltre semplicemente perché non c’è un “Oltre”.

Abbiamo più volte raccontato la storia di Mario e Ida che nel 1993 decidono di trasferirsi in questo angolo di Paradiso senza luce, senza telefono, vivendo a lume di candela e battagliando con i pastori che li vedevano intrusi nella loro proprietà e con gli animali a due piedi che usavano l’ingresso come discarica per barche scassate, televisori, frigoriferi e amenità varie nella totale indifferenza delle autorità.

Sì, Benvenuti al Sud è un bel film, ma la realtà è lotta e sacrificio. La realtà è fare i conti con la irrealtà, quella di politicanti che si oppongono a dissuasori per auto all’ingresso di un parco marino protetto, dentro una proprietà privata, spendendo i soldi dei cittadini in una causa che li vede soccombenti in ogni grado di giudizio pur di fare demagogia. E al tempo stesso incapaci di impedire la discarca abusiva.

Difficile da spiegare cose del genere a chi viene da fuori: la difesa del Paradiso può anche trasformare la vita in un Inferno nella battaglia contro Diavoli privi di una visione lunga, egoisti, pronti a firmare una licenza edilizia come a trovare cavilli per allungare i tempi che servono per piantare una vigna.

Difficile da spiegare queste cose anche ai gastrochiachielli che hanno il naso nel bicchiere e gli occhi perennemente sotto un tavolo, indifferenti al ruolo sociale della viticoltura.

Ecco perché questo non è solo un luogo bello, è un luogo simbolico dello scontro eterno tra Ulisse e Polifemo, tra gli elfi e gli orchi, tra il consumo e la produzione, il futuro negato e il futuro possibile.

Ida e Mario producono uva su circa quattro ettari e una serata d’agosto è stata una buona occasione per fare il punto su tutto. Prendiamo le ultime bottiglie di Tresinus, un vino che esce troppo presto e che costa troppo poco e le mettiamo sul tavolo all’aperto mentre il sole si tuffa nel mare acheo.
Loro due sono preoccupati per i cani che abbaiano, non sanno che per noi che viviamo e lavoriamo nel centro delle città sono silenzio in purezza.

Il Fiano è longevo, si sa. E in più di una occasione abbiamo stappato godendo vecchie bottiglie di questo vino lavorato solo in acciaio con grande godimento.

Rispetto a quello irpino è leggermente più fruttato, più rotondo, ma non per questo meno fresco e capace di sfidare il tempo.

Tresinus 2014
L’annata è stata difficile, lo sappiamo. Il corredo aromatico rivela un naso leggermente più carico di agrume e una acidità ancora completamente scissa dal corpo del vino. Bisogna attendere ancora un po’ di bottiglia, almeno che ne restino ancora da bere. Voto 87/100

Tresinus 2013
Un vino in perfetto equilibrio, ricco, ancora floreale. Fresco e pimpante con un grande futuro ancora davanti da raccontare. Voto 90/100

Tresinus 2012
Il bianco si presenta in ottima forma, ancora frutta e note di macchia mediterranea, Al palato e sapido, fresco, di buon corpo, leggermente meno disteso del precedente ma con ottime promesse di elevamento. Voto 89/100

Tresinus 2011
Che dire, per me il migliore dei quattro e non perché il più vecchio. Anzi, sembra quasi il più giovane per la vibrante acidità e la  piacevolezza. Al naso note di frutta bianca, zafferano, timo, salvia, miele di acacia, al palato sapido, secco, agile e scattante. Voto 92/100

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CONCLUSIONI
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Premesso che è sempre più facile dire agli altri cosa fare piuttosto che fare, ho pochi dubbi sulla ricetta. In primo luogo bisogna ritardare l’uscita di un anno rispetto al Paestum bianco iscrivendo così questo vino al campionato di serie superiore, dove giocano solo le cantine che aspettano almeno 12 mesi prima di far uscire il proprio vino.
Un elemento di valorizzazione è poi costituito dalle magnum per collezionisti.
Detto questo, il Tresinus è una delle migliori espressioni di Fiano e non è possibile dire di conoscere questo vitigno senza aver bevuto il bianco di Ida e Mario fatto con Michele D’Argenio.


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