Vini Carpineto

di Marina Betto
Nella vastità e parcellizzazione del territorio di Toscana, regione che ha sempre rispettato il paesaggio e l’agricoltura l’azienda Carpineto abbraccia più zone negli areali migliori dal Chianti Classico a quella del Vino Nobile di Montepulciano. Carpineto vanta di avere il vigneto contiguo ad alta densità più grande d’Italia con 8630 ceppi per ettaro. Il Sangiovese può essere grosso e piccolo, tramutarsi in Brunello, in Nobile, Chianti o Morellino la differenza la fanno i cloni con cui viene fatto e naturalmente il suolo e il clima oltre che la mano dell’uomo. Per questa azienda che nasce nel 1967 che si è prefissa subito come obiettivo la qualità il tempo è il metro su cui ragionare. Bisogna dare tempo al vino per affinarsi, per invecchiare, per migliorare.
Così la filosofia di produzione preferisce uscire con vini già maturi e invecchiati perchè quando un vino è sano, un po’ come l’uomo, ha maggiore longevità, niente commercializzazione prima del tempo quindi. Grazie a due mini verticali che hanno riguardato sia il Vino Nobile di Montepulciano DOCG sia il Chianti Classico DOCG questa filosofia del tempo si è evidenziata con palese positività. Del Vino Nobile di Montepulciano ho degustato la Riserva 2013 poi la Riserva 2010 e la Riserva 2007 tutte ottime annate se non eccezionali che hanno certo influito sul vino e se la più giovane regala sensazioni di amarena e sangue con una lunga scia di viola mammola sia al naso che in bocca si sentono l’arancia, le spezie e il tabacco, il legno di cedro, la bocca rimane ammantata di freschezza con un tannino giovane.
La 2010 ha già un profilo più scuro con sentori di spezie e chiodi di garofano, legna arsa; in bocca la freschezza si allea con il tannino che è così più sottolineato con un lungo finale che sa di liquerizia. La 2007 apparentemente chiusa si apre gradatamente ed esce la cenere e il fumo timide, piano piano si mostrano le violette, i frutti rossi dolci e succosi. C’è in questo vino di oltre dieci anni molto più fascino che negli altri, la bocca è corposa, addolcita da note di liquerizia dolce e marasche mature, il tutto risulta delicato, sussurrato, fine.
Anche per il Chianti Classico DOCG Riserva il tempo è stato galantuomo , degustate l’annata 2015, 2010 e 1990. Freschissima e intensa la 2015 la bocca rimane asciutta dopo l’assaggio e nessun elemento è fuori schema. La 2010 evidenzia subito maggiore struttura e profondità, merito di un’annata eccellente, con un bell’allungo elastico e godurioso ma è al Chianti Classico DOCG Riserva 1990 che va la palma d’oro. Il naso è fine e senza sbavature ne orpelli, si sente la cenere e il garofano fusi e netti allo stesso tempo, il tabacco biondo e la menta, erbe acquatiche e fiori. La bocca pulitissima è di una piacevolezza aggraziata e scalza, nel senso di pura, senza nessuna ridondanza.
Anche il Farnito Vinsanto del Chianti 1999 merita una menzione con il suo profumo di albicocca secca e dattero, il biscotto e la crema e note saline e iodate che rimbalzano sulle papille come echi lontani. La bocca è sapida e fresca con finale lungo che sa di miele di castagno, torrone e mandorle abbrustolite, sciroppo d’acero. Riduttivo sarebbe intingerci i tozzetti a fine pasto, merita di essere esaltato con i formaggi, con dei crostini di fegato e anche con il foie gras.
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