L’Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano dello scorso febbraio è stata occasione non solo per degustare le ultime annate, come da prassi, ma anche momento di approfondimento dei suoli del territorio che tanto influiscono sul profilo sensoriale di ciascun vino.
Il dott. Maurizio Saettini (PROFILI DI VINO SAS – consulenza agronomica ed enologica) ha proposto uno schema semplificato che possa fungere da guida nell’interpretazione del territorio di produzione del Nobile. Innanzitutto, sfatando un luogo comune: la composizione dei suoli di Montepulciano è spesso ricondotta a tufo e argilla ma a Montepulciano il tufo non c’è. Infatti, il termine “tufo” sarebbe propriamente riservato a formazioni di origine vulcanica (nonostante sia spesso utilizzato per indicare rocce diverse), mentre a Montepulciano si riscontrano principalmente sabbie e argille di origine marina e fluviolacustre.
Per andare più a fondo è necessario, dunque, distinguere tra:
- Suoli di origine Pliocenica: sabbie e argille marine
- Suoli di origine Pleistocenica: sabbie e argille fluviolacustri
Quali sono le specifiche caratteristiche di queste due tipologie di suoli?
PLIOCENE: si tratta di terreni sottili, più minerali e calcarei, composti da sabbie calcaree. In questo caso il Sangiovese che ne deriva, protagonista della denominazione, si presenta tendenzialmente più concentrato, dal colore intenso e dalla struttura tannica marcata, oltre ai frutti rossi propone un tono floreale.
PLEISTOCENE: i terreni sono profondi con sabbie più silicee e carbonato di calcio. Il Sangiovese, in questo caso, sarà tendenzialmente meno concentrato, con un tannino più “morbido” e setoso e sentori che virano più facilmente verso frutta rossa matura, agrumi e spezie.
Ecco come si distribuiscono.
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