
“La storia non si può cambiare, inventare o creare dal nulla. E’ storia proprio perché viene dal passato e diventa tradizione poiché frutto della memoria e delle testimonianze trasmesse di generazione in generazione. Per questo motivo, non sufficiente inventare una nuova ricetta per vantarsi di appartenere alla storia della pizza napoletana. Non si può diventare famosi in tutto il mondo dall’oggi al domani, come ha invece saputo fare nei secoli, la pizza napoletana. La nostra pizza ha un disciplinare ben preciso da rispettare, come ha sancito l’Stg: quindi deve essere stesa a mano, deve passare attraverso il sapiente schiaffo del pizzaiuolo e deve essere cotta nel forno a legna”.
A cinque anni dal riconoscimento Unesco per l’arte del pizzaiuolo napoletano e all’indomani dell’iscrizione in Gazzetta europea del regolamento per il disciplinare Stg con Riserva del nome, Sergio Miccù, Presidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, ha voluto parlare ai giovani, alle nuove generazioni di pizzaiuoli, anche responsabilizzandoli per la giubba che indossano.
“Se non c’è storia – ha detto rivolgendosi ai ragazzi della Pizzaiuoli School, la scuola dell’Apn – non c’è arte. I giovani che si approcciano all’arte del pizzaiuolo sono i continuatori di questa tradizione, di un codice di gestualità e anche della cultura che viene dal passato”.
Miccù ha voluto poi complimentarsi con i pizzaiuoli dell’Apn che, in cinque anni hanno saputo portare in tutto il mondo la loro arte e, quindi, la cultura di Napoli e che proprio ieri sono stati premiati con una medaglia d’argento coniata dalla Zecca dello Stato.
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