
Stanotte è morto Donato D’Angelo. Se ne va così uno dei protagonisti della viticoltura del Vulture centratta quasi esclusivamente sull’Aglianico.
Donato era una persona schiva, non mediatica ma insieme alla moglie Filena Ruppi è stato un coerente artefice del vino di qualità. L’ultima sua soddisfazione quando fu premiato durante il concorso Assoenlogi a Matera nel 2019 e dedico questo riconoscimento al grande Severino Garofano.
Da Nord a Sud, piano piano ci lasciano i grandi protagonisti della viticultura italiana nta dalle ceneri dello scandalo del Metanolo, quella accompagnat alla notorietà e al successo dalla guida Gambero Rosso e Slow Food.
Conoscemmo Donato proprio durante la nostra prima visita del Vulture, nell’ormai lontano 1994, visitammo la cantina e girammo per le vigne. I suoi vini ci hanno sempre avvolto come un mantello caldo nei giorni di freddo, restituendoci una sensazione di piacevole atarassia, di caminetti che fumano, di campagne silenti e di ritmi naturali, di chiacchiere fra amici.
E’ stato un tradizionalista ma aveva anche una mente aperta, ricordiamo il suo Chardonnay fra i migliori in Italia, una vigna rigogliosa in mezzo al bosco vulturino, e il suo Merlot. Era rimasto legato alla combinazione vitigni internazionali e vitigni autoctoni in alcune esecuzioni di rosso. Il suo capolavoro è stato il Caselle, uno dei grandi rossi italiani.
Durante la sua carriera Donato ha dovuto affrontare non pochi momenti difficili, ma lo ha fatto sempre a testa alta e guardando avanti.
Lo ricordiamo qui, come è giusto che sia. Un mondo sta tramontando e noi siamo consapevoli di averne fatto parte.
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