
di Tonia Credendino
Storica dell’arte e pioniera della cultura d’impresa, fondatrice del Museo del Vino e del Museo dell’Olio di Torgiano: ha trasformato l’Umbria in un laboratorio di bellezza e identità.
È venuta a mancare all’età di 97 anni Maria Grazia Marchetti Lungarotti, storica dell’arte, imprenditrice visionaria e figura cardine dell’Umbria colta e produttiva. A lei si deve l’idea, oggi fondante, che vino e olio non siano soltanto prodotti agricoli, ma patrimonio culturale: parte viva della nostra memoria e del nostro immaginario.
Nel 1955 sposò Giorgio Lungarotti, con il quale diede vita a un progetto destinato a cambiare la storia dell’enologia italiana: trasformare una produzione familiare in un modello d’impresa moderno e consapevole.
Negli anni Settanta la sua intuizione più profonda prese forma nel Museo del Vino di Torgiano (MUVIT), inaugurato nel 1974 e riconosciuto dal New York Times come “il miglior museo del vino in Italia”. Migliaia di opere e reperti raccontano cinquemila anni di cultura materiale e simbolica, da Mantegna a Picasso. Seguì il Museo dell’Olivo e dell’Olio (MOO), omaggio alla civiltà mediterranea dell’olivo, concepito con la stessa passione per la ricerca e per la conoscenza.
A Torgiano tutto parla ancora di lei. Io ci sono stata pochi giorni fa, ho incontrato le figlie Teresa Severini e Chiara Lungarotti, e ho sentito in loro la forza e la dolcezza di un’eredità che continua a fiorire. Tra le sale del museo ho sfogliato anche il libro che lei stessa ha scritto, Il Museo del Vino a Torgiano. Storia di un’idea e di un’opera: le sue parole raccontano meglio di ogni discorso quanto profondo fosse il legame tra sapere e bellezza.
Con eleganza e intelligenza, Maria Grazia Marchetti Lungarotti ha reso il vino un linguaggio universale, un ponte tra arte, terra e umanità.
A lei va il nostro grazie silenzioso.
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