di Luciano Pignataro
Leonardo Mustili è morto nella notte a 88 anni. Come tutte le persone che hanno costruito tanto, negli ultimi anni preferiva stare un po’ per conto suo.
Già, perché chi conosce un po’ di vino sa che Leonardo è il papà della Falanghina. Non l’unico papà, intendiamoci, perche nella seconda metà degli anni ’70 un pugno di pionieri appassionati tra cui ricordiamo Tonino Aversano, fondatore della sommellerie campana, Gennaro Martusciello, Santolo Bonaiuto, un giovanissimo Angelo Pizzi, si misero alla ricerca di questo leggendario vitigno capace di arrivare ad una produzione di 400 quintali per ettaro, come il trebbiano. Era più che altro utilizzato per la distilleria proprio per questo motivo.
Leonardo Mustilli, ingegnere, appartenente ad una nobile famiglia che si era trasferita dalla Costiera Amalfitana a Sant’Agata dei Goti in provincia di Benevento, fu però il primo ad imbottigliarla in purezza. Era la Falanghina 1979 che noi abbiamo provato in una verticale organizzata in azienda nel 2015.
Supportato prima dalla moglie Marilù, poi dalle figlie Paola e Annachiara e infine dai generi, Leonardo ha trascorso gran parte della sua vita a Sant’Agata dei Goti creando un modello che poi tutti hanno seguito. Quello di puntare sui vini da monovitigno.
Infine Leonardo Mustilli è stato, insieme a Tonino Ciabrelli, Nicola Venditti, Corrado D’Ambra, il pioniere dell’enoturismo del vino sin dal primo anno di Cantine Aperte, nel 1992. Un palazzo, Palazzo Rainone, è stato interamente dedicato all’accoglienza, la stessa casa-cantina è un luogo bellissimo da visitare.
Un grande pioniere, dunque che ha dato tanto alla famiglia e al vino campano.
I miei ricordi con lui sono tantissimi perché in questi anni ho avuto la fortuna di scrivere di vino sul maggiore quotidiano del Sud quando ancora nessuno se ne occupava o ci pensava.
L’ultima volta ci siamo visti in tarda primavera prima di una bella cena con tutta la famiglia a cui lui non partecipò. Ci davamo del voi e io gli chiesi cosa stesse facendo e lui, con l’autoironia che lo ha sempre caratterizzato: “niente, mi sto spegnendo”.
Lui adesso è spento, ma ha illuminato tutto il mondo del vino campano.
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