Aglianico a Roma, emozioni e assaggi da ricordare

Pubblicato in: Verticali e orizzontali
Vuolo dai Colli di Salerno

di Marina Betto

Il colore rosso più noto del vino è il bordeaux che tinge anche il mondo della moda e del make-up ma dovrebbe essere presente anche il color Aglianico, rosso rubino intenso, una tinta vivace e trasparente   seppur cupa.

A Roma si è svolta un’interessante manifestazione su questo vino e i territori dove alligna, il Vulture in Basilicata, Taurasi in Irpinia, Il Beneventano, Salerno, Il Sannio e il Taburno, il Cilento in Campania ma è stato possibile assaggiare anche qualche vino pugliese come Tormaresca. Villa Raiano e Tenuta Cavalier Pepe per l’Irpinia, casa di Baal per le Colline Salernitane, Musto Carmelitano e Tenuta I Gelsi per il Vulture, il Taburno con Fontanavecchia sono solo alcuni esempi di Aglianico assolutamente da provare e bere ogniqualvolta si desidera un vino rosso strutturato e corposo ma allo stesso tempo equilibrato e ricco di sfumature dove il tannino ben presente è domato, levigato, reso setoso dal lungo affinamento. L’uva giusta nel posto giusto è il segreto di un grande vino come svela il Prof. Luigi Moio ( enologo e produttore) nel suo ” Respiro del Vino” Rizzoli editore, presente alla manifestazione romana tenendo una conferenza dove ha a approfondito i concetti di terroir che spesso vengono evasi dall’enologia moderna volendo piantare tutto dappertutto.

Non è il caso dell’Aglianico che resiste e vegeta da millenni nell’areale campano e in Basilicata e come tale fa parte di un mondo agricolo che lo ha sempre tenuto nella giusta considerazione. Non esiste però un modello di Aglianico, un modello sensoriale di questo vino e se le differenze sono date  dalle maggiori o minori macerazioni sulle bucce, l’affinamento, in accaio , barrique o botte grande lo spartiacque rimane il territorio in cui viene prodotto. Il Vulture sfodera un’innata classe figlia di un clima freddo di alta montagna ideale per questo tipo di vitigno a maturazione tardiva che ama le temperature rigide. Elena Fucci con il suo Titolo, Musto Carmelitano con il Maschitano e Serra del Prete, gli ottimi Stupor Mundi e 400 Some di Carbone  vini tra i più  raffinati sotto il profilo olfattivo con sentori di incenso e spezie dolci che vanno ben al di là dei piccoli frutti, così come il Basilisco e il Teodosio di Viviana Malafarina. I vini di  Paternoster  difficilmente vengono superati per eleganza nella versione Rotondo o Don Anselmo rimangono una pietra miliare per questa tipologia di vino avendone fatta in un certo senso la storia. Spostandosi in Irpinia a Montefalcione troviamo  il Donna Chiara dalla suadenza rotonda e garbata poi Optio di Cantine Macchie S. Maria ;  i vini Irpinia Aglianico 2015, Irpinia Campi Taurasini e il Taurasi 2013 tutti di Villa Raiano  sanno esprimere  sia pronta beva sia completo equilibrio nel Taurasi; Stella Maris 2012 di Tenuta Scuotto  è un vino essenziale nel delineare la potenza e la gradevolezza di questo vitigno come un gioiello simbolo di classe unica e particolare.

I vini da uve Aglianico sono longevi sempiterni fatti per tavole antiche dove si gustano capretti al forno, intingoli di agnello, funghi, ma alcune espressioni permettono una bevibilità più quotidiana soprattutto se provenienti da altri areali come il Cilento  dove da non perdere è l’assaggio dei Viticoltori De Concilis o il Taburno con Nifo Sarrapochiello e il Sannio  con Mustilli o Dai Colli di Salerno come l’Azienda Agricola Vuolo. L’immagine di un vino è fatta di tanti assaggi che si compongono poi a creare l’idea di quel prodotto; la mia dell’Aglianico è un’immagine di vino potente ma elegante capace di raccontare la storia in cui è nato e per questo ricco di fascino.


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