Le anime del Gruccione: vino, agriturismo e cucina gourmet

Pubblicato in: Gli agriturismi più belli
Il Gruccione - panorama

Agriturismo Il Gruccione a Pozzuoli
Via S. Gennaro Agnano, 63
Telefono: 081 520 6719

di Simona Mariarosaria Quirino

Cosa non è il Gruccione. È azienda vinicola, fattoria didattica, agriturismo e, per le grandi occasioni, anche cucina gourmet. Tutto quello che è, però, si lega al filo conduttore del legame col territorio. Dai racconti di Antonio Iovino traspare, infatti, proprio questo. L’amore per la sua terra, per i suoi frutti e per la storia che l’accompagna.

Una storia che risale al 1893, quando nonno Gennaro andò sul Monte Spina e lo bonificò. Da quel momento, nacque l’idea di impiantarci le viti e di dare vita alla realtà che rappresenta ancora oggi l’azienda Iovino.

I vini dell’azienda Iovino

I vini sono quelli tipici dell’area: Falanghina e Piedirosso. La prima, dal colore giallo paglierino e dal sapore minerale e morbido, è la “Grande Farnia”, che si chiama come l’omonima quercia secolare del Monte Spina; il secondo, rosso rubino, fruttato e adatto a tutto pasto, è “il Gruccione”, dal nome dell’uccello dai mille colori, tipico dell’area puteolana. Entrambi nascono da vitigni a piede franco e a spalliera.

Ottima l’annata 2020, ma freme Antonio a presentarci anche quella 2021 che uscirà con la nuova etichetta “Vigna Solfatara”. Ad accompagnare i bicchieri, i piatti preparati per l’occasione dal figlio Giuseppe, giovane chef che ha partecipato più volte a famose trasmissioni televisive RAI di cucina, ottenendo da subito riconoscimenti.

Come antipasto ci ha preparato piatti a base di tartare di manzo, polpettine di alici e capperi con verza, bocconcini di baccalà con friarielli e papaccelle, polpettine con spuma di provolone e basilico fritto, provola alla brace con uovo impanato e paccheri ripieni fritti. Tutti con verdure a km 0, coltivate nella terra Iovino.

Sapientemente combinate ad ingredienti accostati alla perfezione dall’estro e dall’equilibrio di Giuseppe e dello chef Salvatore Di Meo, suo maestro. Gustosi anche la pasta e ceci con baccalà e il filetto al ginepro con patate.

Cosa si mangia all’agriturismo Il Gruccione

Il tutto servito sullo sfondo di una cornice mozzafiato tra il Golfo di Pozzuoli e il Vesuvio. Avvolto della passione di Antonio per il suo lavoro, per i suoi figli Giuseppe e Consiglia (social media manager dell’azienda) e per sua moglie Teresa a cui ha dedicato la Falanghina spumantizzata che porta il suo nome.

Nata a Reggio Calabria, si è trasferita a Pozzuoli, dove galeotta fu la salumeria in cui lavorava Antonio da ragazzo. Animato dallo stesso desiderio di allora, oggi si dedica a tempo pieno alla sua azienda che d’estate è anche teatro di incantevoli serate jazz, tra la solfatara e il mare. “Perché il vino – dice –  è cultura”. La cultura, però, la fanno anche gli uomini e persone come la famiglia Iovino ne sono un esempio.

Indirizzo: Via S. Gennaro Agnano, 63, 80078 Pozzuoli NA

Telefono: 081 520 6719

giugno 2015

Agriturismo Il Gruccione Pozzuoli

Via San Gennaro Agnano 63
Tel. 081.5206719 – 340.5258835
Aperto Sempre
Degustazione completa 30 euro

 

Report del settembre 2016

di Tommaso Esposito

Di agriturismi così, direttamente in vigna non ce ne sono altri da queste parti.
Siamo sopra Montespina.
Di qua c’è la solfatara, di là c’è il Vesuvio.

Dinnanzi il mare di Bagnoli con la bella Nisida.
E Sorrento e Procida e Ischia e Capri.
Panorama mozzafiato.

Gli Dei crearono i Campi Elisi.
Furono gli umani che vollero l’Averno.
Costruirono la fucina di Vulcano là dove sta quel che resta dell’Arsenale.
Girando tra queste vigne ce lo si può dimenticare scorgendo la bellezza della natura che sta lì distesa indomita sotto lo sguardo.
Agriturismo vero è questo. Basta menarsi tra i sentieri per trovare ora l’aia con i polli e le oche.

Ora l’orto e le piante di basilico.

Ora gli innesti a piede franco, quelli veri a’ capuzzella.

Ora la spalliera puteolana, anche questa quella vera.


Antonio Iovino accarezza e governa i tralci di Piedirosso e di Falanghina in attesa che gli acini si tingeranno sanguigni e dorati.
Intanto raccoglie le albicocche e le ciliege che vanno sul banco della spesa amica.

E ora quassù si può pure mangiare.
Cucina semplice, d’impronta.
Un po’ abbellita.
Il cuoco Salvatore Di Meo non esagera, ma un po’ di mano sua la mette tra le ricette della tradizione.

Il menu è fisso e cambia con quello che il paniere porta in dispensa.
Anche dal mare che poi non è lontano.
E allora si comincia con la golosa infinita carrellata dei fritti dalle pizzelle alle cozze.

E si continua con una fresca insalata di baccalà con peperoncini verdi di fiume, finocchi e zeste di limone. Tutto a crudo.
Cosicché le papille vanno su di giri e il gusto resta appagato.

Un passaggio tra mozzarella caciocavallo e un prosciutto di maiale allevato quassù.

Paccheri con cozze e zucchine e riso con fiori di zucca e provola.

Poi parmigiana di melanzane, baccalà fritto con cocozzielli alla scapece.

E le immancabili alici fritte. Quelle argentate luccicanti che si pescano oltre Pozzuoli.

Infine una graffa.

E le immancabili cerase.
Si brinda ovviamente con Grande Farnia Falanghina Dop dei Campi Flegrei e Gruccione Piedirosso Dop dei Campi Flegrei.

E che altro si vuole dalla vita se non stare in paradiso quaggiù?
Ops, quassù!


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