Alla ricerca del Cartier perduto, visita alla tomba di Henri Cartier Bresson in Provenza

Pubblicato in: I vini da non perdere

 di Giancarlo Maffi

Torniamo da una stupenda serata sintonizzati sul “ vegetale terrestre “ come dice il guardiano, con analisi lucida e precisa, parlando del grande Edouard Loubet a Bonnieux en Provence .

Guido piano , con molta attenzione. Temo l’attraversamento di cani e altri animali su queste strade di paese della Provenza. Nulla mi spaventa di piu’ del possibile investimento di un quattro zampe , mi rovinerebbe la vita per mesi. Se lo uccidessi sarei costretto a seppellirlo e piangerci pure sopra. Se solo lo ferissi correrei a rotta di collo fino alla prima clinica veterinaria aperta h 24. Insomma non prestavo molta attenzione a Roberto che evocava un tale di nome CARTIER – BRESSON. ERO DISTRATTO E QUINDI SENTENDO CARTIER mi si drizzano automaticamente le orecchie, ma non conosco un modello “bresson”. Cazzo dice l’esteta eno-gastronomico accanto, non è un orologio è un fotografo anzi IL FOTOGRAFO. È nato qui vicino, ribadisce il biellese, e secondo me è pure sepolto qui intorno.
Senti sono stanco, dico io , dormiamoci sopra poi domattina sentiamo google che dice.

Ore sei.30 del giorno dopo: caffè in corso d’opera. Google dice che è sepolto a Montjustin ,50 chilometrini dall’albergo. Ci sta , ma mi viene un pensiero, dei miei : se vado sulla tomba di CARTIER- BRESSON a chiedergli la grazia di farmi diventare un buon fotografo forse funziona. Certo corro il rischio che si scoperchi la tombe ed esca un Henry furibondo che inveisce contro di me con un vada retro maffi : sei il peggior fotografo del mondo e tale devi restare. Ma la tentazione è grande e si va, cosi’ per una zingarata, tanto siamo di strada. Il guardiano vuole andare a mettere una tacca su un relais e chateaux rimasto ancora pieni anni 70, la Bonne Etape ed il suo ristorante. Gli ultimi chilometri sono una meraviglia pericolosissima: strada fra platani meravigliosi ed ombra totale . Inizio a capire dove trasse ispirazione il grande fotografo.

Svolta stretta per una stradina che si inerpica , pero’ dolcemente. Asfaltata si , ma poteva essere una buona sterrata. Cielo blu – blu, vento tosto, odori forti. Il navi dice 3,5 km all’arrivo. NON C’E’ NULLA ALL’ARRIVO , NULLA. 8 case di numero, neanche una gallina, bei fiori, una sola signora che s’affaccenda in un orto. Sono le 11, tutti al lavoro nei campi, forse.

TUTTI ? : wikipedia dice 90 abitanti ma sono 50. Piazzetta, si fa per dire, del paese di fronte alla MAIRIE ( il municipio insomma ) chiusa . Chiesa, sconsacrata. Campanile , senza campane. Neanche un gatto , un cane , niente. Nel parcheggio una Renault con ragazza a bordo, ferma, a motore acceso. Sto per chiedere ma da una bella casa esce una signora minuta e gentile. Sembra avere le chiavi del paese e dice : messieurs avete bisogno di qualcosa ? Gia’ aggressivo dico in francese : ma il cimitero, Cartier Bresson dove cazzo sta che mi urge? Gia’ temendo una risposta che mi balena dalla sera prima e cioe’ “ e’ sepolto al Pere Lachaise a Parigi “, il cimitero dei Grandi.
Restez calme monsieur mi zittisce la tipa , vi faccio vedere dov’è e in effetti c’era tutto. La chiesa ,consacrata ma chiusa ed il cimitero vecchio e pure quello nuovo. Ci indica il tutto da uno spalanco nel vuoto. Indica 4 pini dice quello è il nuovo l’altro è il vecchio . LUI sta nel nuovo.

Troviamo il sentiero. Ci si va. Ma come cazzo fanno a portarci i morti dico io. È un saliscendi cornuto da fare a piedi. Ma , risponde il guardiano pragmatico, secondo me ci vanno col le jeep parate a lutto. Un cancello chiuso per il vecchio , uno aperto per il nuovo. Eccolo la’ dico io: HENRI CARTIER – BRESSON 1908-2004 . Una lapide che sembra li’ da duemila anni e TRE MELE. Lascio la descrizione al guardiano, io laicamente prego di farmi la grazia sperando che non si risvegli dicendomi vas –y con d’un con vas- y .

Niente, il guardiano tace, silenzio di tomba, tre tombe, una nuova, le altre seppellite di lavanda e quelle tre mele ad appassire. Pensiamo che ogni tanto le cambiamo, non ci viene in mente niente non c’è niente da dire o da pensare, tanto a lui qualcuna a fuoco gli è venuta .

Poi ce ne andiamo al relais ma in fondo alla stradina due bei cagnoni che giocano con le vacche ci vengono incontro ed uno si arrampica sul finestrino e si prende due coccole. Fanno quattro cani in poche ore, compreso SCOTT un bellissimo spinone da LOUBET ,la sera e , per chiudere ,quello che mi ha attraversato la strada alle due di notte, la sera prima, mentre il guardiano mi parlava di HENRI, quello della messa a fuoco.

Ma io andavo piano, lo sapevo che stava la ad aspettare un destino per lui e per me fortunatamente favorevole , se ne era semplicemente andato a pisciare di fronte alla sua villetta , in un campo di grano. Non so che nome abbia , se l’è battuta in un amen , il malandrino, nero come la pece e simile al mio DINO’ anche lui nero ed anche lui francese.


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