Altri descrittivi per l’Arrogant Frog 2014

Pubblicato in: Champagne e Vini francesi
Arrogant Frog 2014

di Marco Galetti

La rana arrogante, dal prezzo sfacciato.

Doc, il marchio italiano, che certifica la zona di origine delle uve utilizzate per la produzione di un determinato vino, pur essendo basato su principi francesi, non viene apposto sulle bottiglie d’oltralpe che si fregiano della sigla AOC. Eppure, ieri sera, ho bevuto un vino francese d’oc.

Che ti sei fumato, mezzo toscano, sei in un territorio minato, sciacqua i tuoi panni in Arno ma non venire qui a parlarci di vino.

Intanto, nel Valdarno, vicino a Montevarchi, sono stati trovati dei reperti fossili di tralci di vite che hanno due milioni di anni, altro che duemila “mi piace”, quindi da mezzo toscano due mezze parole ci stanno.

Ieri ho stappato una boccia francese dal nome inglese, Arrogant Frog, in particolare un Syrah, Les Coteaux, Languedoc, Sud della Francia, una rana anche sul tappo, l’animaletto accattivante per una riuscita operazione di marketing, questo Syrah in purezza, anche se il colore non è bianco come un giglio ma rubino intenso con riflessi granati, porta la firma di Jean Claude Mas e con disinvoltura tredici gradi e mezzo.

Il fatto che mi sia piaciuto è secondario, che sugli scaffali sia andato a ruba anche, che in Internet se ne parli bene pure, un po’ meno secondario il fatto che abbia vinto diversi premi e una medaglia d’oro a Parigi.

Come si evince dallo scontrino, ha dell’incredibile il prezzo a boccia di due euro e quarantanove centesimi, l’abbinamento su due piedi di fronte al fuoco e col manico della padella in mano è stato con un piatto di mezzi rigatoni conditi con carne trita saltata e aromatizzata con salvia, rosmarino e peperoncino appena colti, poi, un ultimo calice di Rana Arrogante con una scheggia di grana(ta) padano riserva per una chiusura col botto.

Dal sito riporto : “with creativity, know-how and a sense of humour, one can make Southern French wines shine around the world and give pure pleasure, at a reasonable price”

Questo vino, che viene dalle terre di poeti e trovatori, oltre ai colori e ai profumi ha mandato messaggi d’influenza provenzale in lingua d’oc, ricordandomi che anche noi, con Dante, abbiamo preso per le rime, svincolandolo dal latino, l’italiano che ancora oggi inconsciamente usiamo.

Sarebbe bellissimo almeno provare a scrivere abbozzando un dolce stil novo, ma non vorrei essere arrogante come la rana in etichetta, molto meglio rileggere un sonetto a me caro che parla di amicizia con un tono quasi fiabesco, idealmente lo mando, con amor cortese, nel Sud della Francia e all’Armadillobar dove è già stato parzialmente pubblicato questo post:

 

Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento,
e messi in un vasel ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio,
sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ‘l disio.
E monna Vanna e monna Lagia poi
Con quella ch’è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:
e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuno di lor fosse contenta,
sì come i’ credo che saremmo noi.


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