
Tanto tuonò che piovve. Andrea Grignaffini e Alberto Cauzzi lasciano la direzione della Guida Espresso Ristoranti.
La notizia girava da qualche giorno, eravamo a conoscenza di una insofferenza generale dei due bravissimi critici gastronomici già maturata lo scorso anno. Ma c’è un momento in cui il Rubicone va superato.
“Ti confermo questa notizia – spiega Alberto – Non c’erano più le condizioni per poter svolgere il lavoro allora abbiamo deciso di rinunciare”.
Proprio vero, aggiungiamo noi, se sei giovane magari pensi al prestigio, ma quando sei diventato maturo e hai 30 anni di critica militante alle spalle, non hai più un ego da coltivare perché vuoi fare cose che ti divertano.
Secondo il nostro punto di vista, le guide gastronomiche non hanno mai arricchito nessuno, semmai solo gli editori ai tempi d’oro. Ma neanche è possibile pensare di realizzarle in generale con budget sempre più ridotti non andando nei locali per provare i piatti e decidere di non pagare il conto come linea editoriale. C’è chi ha sempre pagato e scritto, come ad esempio Passione Gourmet.
Ma oggi, a parte forse la Michelin (ma non ne sono tanto convinto), quale editore fa le guide pagando le schede e rimborsando i conti come regola basilare vorrebbe per rendere la guida autorevole? Chi non si affida anche al telefono per fare la scheda del ristorante?
Non è una critica per nessuno, ognuno ha le sue motivazioni di comportamento, ma noi la pensiamo così ed è per questo che abbiamo lanciato 50 Top Pizza.
“Abbiamo ringraziato l’editore – dice Cauzzi – che ci ha dato una possibilità e ce ne andiamo senza polemiche. Sono stati due anni di lavoro in cui abbiamo operato in autonomia di scelta e di questo ringraziamo l’editore”.
Dal nostro punto di vista è un brutto colpo alla guida perchè entrambi i curatori godono di un prestigio immenso e meritato nell’ambiente dei cuochi proprio grazie al loro comportamento lineare che dura ormai da decenni. Forse quanto succede è anche un po’ il segno di un mondo che sta cambiando radicalmente, intendo sia quello gastronomico che quello giornalistico.
Si sta passando dal racconto dei fatti a quello delle opinioni.
Servono sempre più comunicatori propagandisti, in politica come in gastronomia, che giornalisti autonomi.
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