Antica Osteria Pizzeria Pepe a Caiazzo. Nino Antonio Pepe, il ripieno di mastro Stefano e il senso della tradizione

Pubblicato in: Le pizzerie
Antica Osteria Pizzeria Pepe Il calzone di scarola di mastro Stefano

Antica Osteria Pizzeria Pepe a Caiazzo

P.zza Porta Vetere,4
Tel. 0823 868401
www.anticapizzeriapepe.it
Aperto sempre
Chiuso il lunedì
Pizza da 4 a 8 euro

di Tommaso Esposito

Ecco, vai a Caiazzo apposta per una pizza.
E apposta. non a caso, vieni qui per rendere omaggio a un forno che sta sta acceso dal 1931.
Tutto grazie a Ciccio Pepe che faceva il pane.
Famose erano le sue pagnotte a otto o le sfresate.
Stefano, suo figlio, nel 1962 aggiunse il bancone alla madia e cominciò a far pizze.

Un occhio a Napoli e uno al Matese: Margherita di qua e pancotto di là.
Cioè pizzeria, trattoria, osteria.
Quello che ancora cerchi e ritrovi tra questi tavoli e queste salette raccolte, con la volta ad arco, che si affacciano sulla piccola piazza.

Basta sfogliare il menu, quasi un almanacco, dove vedi, tra i cammei dei ricordi, le zuppe, i formaggi e i salumi del Matese.
Le pizze e poi, eccolo qua, il ripieno con scarola di mastro Stefano.

Un must, un modello di calzone al forno, imitato e ripetuto un po’ qua un po’ là.

Eh sì, la gastronomia appartiene a tutti, è vero.
Nessuno potrà mai dire, però, qual Tal dei Tali abbia fatto la prima pasta e patate.
Di questo calzone, invece, si conosce l’autore: Stefano Pepe.
Un po’ come della Margherita si sa che a chiamarla così fu Raffaele Esposito per ingraziarsi la Regina d’Italia.

Ora c’è qui Nino Antonio, il pizzaiuolo epigono della famiglia.

Stesso impasto fatto mano, punejato.

Stesso bancone.

Stessa pala.

Stessi gesti. Stesse mani, forse.

Stesso forno.

Stesso cartoccio per tenerlo caldo e portarselo a casa.

Stessi sapori.
Ancestrali, unici, eterni.
La tradizione, quando è grande e buona, diventa, appunto, eterna.
Anche le pizze sono così.
Immutate nella struttura, nella forma, nell’allestimento.
Grandi materie prime come i latticini de’ Il Casolare di Mimmo La Vecchia, il Conciato Romano di Manuel Lombardi e i salumi di Nero Casertano di Mastro Enrico, il locale norcino.
La Margherita è quasi trionfante con la sua altezza che nulla toglie alla morbidezza e scioglievolezza al palato.

Così pure la Marinara che qui è con le acciughe e i capperi. E’ una vexata quaestio che riconosce la Marinara di Napoli, pomodoro, aglio, origano e olio come Pizza cosiddetta Napoletana, e basta.

E che dire della pizza con fiordilatte e il salame di nero casertano?

O della fresca Pizza con mozzarella di bufala e pomodorini a filetti?

O della pizza con Parmigiana di melanzane?

E’ un goloso gioco di ricordi, di emozioni che ogni tanto è bello vivere come un viaggio a ritroso nel tempo.
E quando arrivi alla stazione dei mitici anni sessanta, tanto per non scendere alla prima fermata,  scopri che tutto già esisteva.
Come le pizze di mastro Stefano, il suo ripieno di scarola.
E il figlio Nino Antonio che ce ne fa godere.
Dal 1931.

Ancora.
Sempre!


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