di Laura Guerra
“L’Argine a Vencò è la risposta ad una domanda di felicità”.
La dice così Antonia Klugmann nel suo speech a LSDM. Dopo essersi formata e aver lavorato in grandi cucine guidate da altri ha desiderato di avere un suo ristorante, lei figlia di medici e cuoca per ostinazione.
In seguito ad un brutto incidente d’auto che l’ha costretta a star ferma e lontana dai fornelli per un anno, ha vissuto il paradosso di “cucinare non cucinando” in quel periodo racconta di aver cucinato i suoi ingredienti del cuore abbinando e sperimentando con la mente. Poi, quando è tornata in cucina si è data il via libera per cucinare e impiattare tutto quello che su cui aveva riflettuto nei mesi dello stop senza esitazioni e osando su fermentazioni, abbinamenti innovativi, aceti, essiccazioni.
Con caparbietà e resilienza e quella capacità femminile e femminista di “ripartire da sé”, Antonia ricomincia con un progetto tutto suo, in un luogo che sceglie perché denso di vibrazioni positive: un posto di frontiera, una campagna che permette la conduzione di un orto in proprio e un lavoro di cucina che segue l’alternarsi delle stagioni.
Partire da sé è voler vivere una vita professionale e privata sostenibile, questo la porta naturalmente a soffermare lo sguardo e l’azione sulla sostenibilità anche per la sua brigata. Nella ricerca continua di tempi, ritmi, modalità di comunicazione rispettosi del lavoro di tutti. Perché in cucina i turni sono lunghi, i tempi sono stressanti, la concentrazione è sempre al massimo.
“In un gruppo di lavoro ci sono tante personalità – racconta – più o meno forti, alcune le sento simili a me altre sono completamente diverse da me, il mio compito è armonizzarle, non schiacciarle, non mortificarle; la parte più difficile del processo creativo è alimentare il pensiero, valorizzare l’altro, senza chiedergli di essere specchio di sé”.
In un qui ed ora consapevole che riassume così: “mi sento fortunatissima a vivere questo tempo, è emozionante essere emozionata dalle persone stando dove voglio stare rimanendo in silenzio eppure connessi con il mondo”.
Sullo sfondo del suo ragionamento, non meno importante, la sostenibilità ambientale che considera una vera e propria sfida e interpreta applicando riduzione degli sprechi e prossimità territoriale e grande protagonismo dell’ingrediente, per esempio le erbe spontanee che nella sua cucina prendono dignità e anche valore di mercato.
Conclude con un invito ai giovani, soprattutto alle ragazze che hanno ancora tanti ostacoli nell’osare la carriera di chef: “Cercate la vostra voce, non replicate le cose degli altri, seguite il vostro stile non lavorate per via imitativa, se oserete esprimere il vostro pensiero in un piatto il vostro percorso sarà più faticoso ma anche più autentico”.
Photo Credits Alessandra Farinelli
Dai un'occhiata anche a:
- LSDM 2019: la nuova sfida a stelle e strisce di Oliver Piras e Alessandra Del Favero
- LSDM 2019: formazione e futuro, il contributo di ALMA e dell’Università Federico II
- Genovese di cipolla di Treschietto e Trippe di Baccalà di Nicola Gronchi
- Andrea Leali a LSDM: “Metto nei miei piatti la verticalità del lago e della terra per una cucina sostenibile”
- “Lumache ripiene” di genovese d’anatra, il suo fegato grasso e bucce di sedano rapa al thè nero affumicato di Vincenzo Dinatale
- L’Italia fuori dall’Italia a Lsdm: sei grandi chef italiani di successo ci raccontano nel mondo
- La cucina italiana d’autore vive momenti di grandi cambiamenti e il palco di LSDM 2019 è stato l’occasione per dare la voce ai suoi più illustri interpreti
- Spaghettoni Pastificio dei Campi con genovese di cipolle e limoni di Ischia e ragù di “maruzze di mare” di Giovangiuseppe Solmonese