Are Fest: una volta all’anno Guagnano diventa la capitale del Negroamaro

Pubblicato in: Eventi da raccontare

di Ilaria Oliva
Credits di Pierpaolo Schiavone

È ormai qualche anno che il piccolo centro di Guagnano (in provincia di Lecce ma praticamente al confine meridionale con la provincia di Brindisi) esprime il suo miglior potenziale grazie alla decisione di organizzare un festival dedicato al vitigno principe del territorio, il Negroamaro. Nelle stradine del centro storico vengono allestiti dei banchetti dove le aziende vinicole della zona, ma anche del Salento più allargato, propongono assaggi dei loro vini, declinando il vitigno principe in tutte le sue sfumature, dal trendy rosato al tradizionalissimo rosso, ma anche qualche versione vinificata in bianco e interessanti proposte di spumante.

Il Negroamaro è il vitigno che ha segnato la rinascita della viticoltura e dell’enologia pugliese: negli anni ‘80 del secolo scorso, nel momento più buio della storia del vino (non solo della Puglia ma dell’intera Italia) un giovane enologo campano, Severino Garofano, arrivò dalla provincia di Avellino e decise di iniziare a lavorare questo vitigno in maniera “seria”. Nacquero così alcune iconiche etichette tuttora esistenti, come il Graticciaia dell’azienda Vallone, il Patriglione di Cosimo Taurino, e altre ancora, grazie alle quali la viticoltura pugliese passò dall’essere una viticoltura di quantità, utile più che altro per “tagliare” i vini del nord della Francia, ad una viticoltura di qualità. Da quel momento acqua sotto i ponti ne è passata tanto e abbiamo finalmente avuto modo di sperimentare le tantissime potenzialità di questo multiforme vitigno: nello specifico, in questo momento storico, sono i rosati a fare la parte del leone.

Sabato scorso ero invitata a partecipare a un laboratorio guidato da Duccio Armenio, brindisino geolocalizzato per lavoro nel centro Italia, grande esperto della materia che, coadiuvato da Alfredo Polito, esperto di comunicazione enogastronomica, e Enrico Donati, docente WSET, hanno raccontato alcuni vini in degustazione in una meravigliosa piazzetta, all’uopo allestita per l’occasione. Tre rosati per iniziare, tutti con caratteristiche completamente diverse gli uni degli altri: i primi due prodotti da due cantine sociali del brindisino, quindi aziende un tempo note per la produzione di vino sfuso, ma che oggi possono vantare grandi prodotti spesso con un ottimo rapporto qualità prezzo. È il caso del rosato Rosalbòre di Cantine SanPancrazio, nel quale è il frutto fresco e croccante a farla da padrone sostenuto da una freschezza importante; ed è anche il caso di Anticaia della Cantina San Donaci dove predomina una maggiore mineralità ferrosa; il terzo rosato era Tenuta Paraida dell’Azienda Vitivinicola Marulli di Copertino che mi ha colpito per la freschezza e la sensazione floreale per nulla scontata tendente al geranio. I due rossi erano il Maru dell’azienda Castello Monaci, mentre l’ultimo giocava in casa: era infatti il Narrante della cantina Serio di San Donaci.

Anche in questo caso due espressioni completamente differenti tra loro, decisamente meno piacione e “masticabili” dei Negroamaro vecchia guardia a cui spesso fanno riferimento anche i testi di studio. Partendo dalla nuova tendenza ad avere vini più “facili da bere” e dato che il tema del laboratorio era relativo al Negroamaro nella ristorazione, gli interventi, anche dal pubblico, sono andati nella direzione di evidenziare la poliedricità del vino negli abbinamenti con il cibo, di come sia necessario un intervento strutturale sulla formazione dei giovani operatori della ristorazione, a partire dalle scuole, dagli istituti professionali, nei quali è necessario un maggior approfondimento sul vino.

Ma da dove viene questo festival e perché questo titolo particolare? Lo abbiamo chiesto a Michele Bruno, organizzatore dell’evento per il comune di Guagnano, con l’Associazione Puglia Expò: “Dal 2023, in un’ottica di crescita e miglioramento concordati con gli operatori del settore e gli enti partner, l’evento enogastronomico che si svolgeva dal 2009 a Guagnano, è diventato un Festival di più giorni, pronto ad offrire tante novità nello scenario suggestivo dell’Areale di Guagnano e del territorio a Denominazione Protetta Salice Salentino (DOP), incentrate principalmente sul connubio vino-cibo.

L’esigenza di un festival, inteso come un contenitore in grado di promuovere una diversa cultura dei luoghi urbani e del paesaggio, di favorire una più accurata conoscenza e percezione della qualità dei prodotti, capace inoltre di condensare e rendere organici i fermenti e le attività in essere sul territorio, ha voluto offrire al visitatore l’opportunità di uno scenario con spazi e tempi adeguati all’incontro con il vino e con il cibo, con i luoghi di coltivazione e produzione del vitigno Negroamaro, protagonista indiscusso del territorio. Abbiamo scelto di intitolarlo ARE perché è un nome immediato che sta per indicare l’unità di misura della terra, ma anche SIAMO, perché noi siamo un territorio vocato alla produzione del negroamaro, ed anche AREALE…territorio. Il tema dell’edizione 2025 è stato quindi PiantARE / AbitARE / TramandARE: in un tempo che spinge a partire, “restare” è un atto radicale”.


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