Una piccola storia, istruttiva dei rapporti non sempre facili tra le guide che si occupano di vino e i produttori del settore.
È dicembre: Franco M. Ricci, presidente della Fondazione Italiana Sommelier, nonché direttore della guida Bibenda, per anni rivista ufficiale (e anche guida, con la dicitura “Bibenda-Duemilavini”) dell’AIS prima della clamorosa scissione di due anni fa, scrive una lettera inviata via e-mail a numerose aziende vinicole in particolare ai produttori delle “etichette più esclusive del panorama enologico nazionale ed internazionale”. Si spiega che la FIS sta organizzando la 15^ Edizione del “Bibenda Day”, un’iniziativa per la quale è prevista la “presenza di un numero altissimo di appassionati che annualmente sono presenti a questa giornata memorabile” . Ai destinatari viene richiesta “la disponibilità di un’annata importante per 36 bottiglie”. E si specifica di dare anche “l’indicazione del costo per bottiglia a noi riservato al fine di approntare una corretta analisi dei costi”.
Tra le aziende contattate c’è anche Capichera, storico marchio di Gallura. I fratelli Ragnedda producono da decenni vermentino caratterizzati, di qualità sempre alta, come testimoniano i riconoscimenti ricevuti dalle pubblicazioni nazionali e internazionali. Si può anzi affermare che è grazie a Capichera che il vermentino è uscito dall’anonimato, che molti altri produttori non solo galluresi ma di tutta la Sardegna hanno alzato l’asticella per quello che oggi è uno dei bianchi italiani più conosciuti e apprezzati.
Ma c’è un problema: l’ultima edizione di Bibenda non ha premiato i vini dei Ragnedda. Ecco quindi, la risposta: “La Vs. richiesta ci giunge inaspettata. Ci sembra, infatti, di non avere i requisiti per essere annoverati tra le etichette più esclusive del panorama enologico, impressione, tra l’altro, confermata dai risultati ottenuti recentemente sulla Vs. guida Bibenda 2016”.
La replica di Franco M. Ricci è secca: “La Sua risposta alla nostra mail del 2 Dicembre 2015 in relazione al Bibenda Day ci offende. Offende il nostro lavoro di comunicatori ed insegnanti del vino. Il Suo commento commerciale è fastidioso e lontano dalla nostra deontologia. Interrompiamo qui ogni rapporto di collaborazione e La informo che ho richiesto la rimozione della Sua pagina su Bibenda 2016 ai miei collaboratori”. Il direttore è offeso, sembra chiaro. Ma non si capisce per che cosa, e tanto meno è comprensibile il riferimento al “commento commerciale”. Il risultato inequivocabile è che per Capichera, a causa del suo rifiuto di inviare 36 bottiglie all’organizzazione ospitata dall’Hotel Rome Cavalieri (l’ex Hilton) di Roma, scatta immediata la tagliola: l’esclusione dalle pagine web della guida (che non esce più in versione cartacea).
La chiusura è affidata alla contro-replica di Mario Ragnedda: “La ns. educazione e formazione culturale ci impedisce di offendere chicchessia. Rilegga la e-mail e si accorgerà di avere equivocato… semmai intendeva essere ironica! Troviamo la sua reazione triste e antipatica, questa si offensiva. Conosco da anni le Sue intemperanze verbali (telefoniche)… ora anche scritte… ma si ricordi… verba volant, scripta manent”.
Questi i fatti.
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