Parola del direttore del Pizza Expò di Lasa Vegas

di Mariangela Barberisi
«Prima la professione del pasticcere era considerata di grande valore. Oggi invece è mutata la percezione della figura del pizzaiolo e della pizza, che rappresenta il primo piatto prodotto negli Stati Uniti».
Parole decise quelle di Bill Oakley, presidente dell’international Pizza Expo, tra le più importanti fiere al Mondo, la prima negli Stati Uniti, del settore pizza con circa quaranta edizioni, che ha inaugurato il Campionato mondiale della pizza al fianco di Antimo Caputo, ad del Mulino e al presidente APN. Per lui è stata la prima volta a Napoli: «Una città fantastica in cui si sente che la pizza è qualcosa di unico e importante per tutti, questo è sicuramente il migliore campionato di pizza in Europa».
Come è andata l’edizione 2025 a Las Vegas?
«Si è tenuta a marzo ed ha avuto grande successo. Queste sono competizioni utili per tutti i pizzaioli perché hanno la possibilità di confrontarsi con i colleghi di tutto il mondo».
Pizza Expo di Las Vegas è differente rispetto al Trofeo Caputo?
«Hanno una caratteristica comune: la presenza di grandi campioni e di giovani talenti che hanno l’occasione di mostrare le proprie tecniche».
Qual è il tipo di pizza più amato in America?
«Ci sono tante tipologie di pizze che gli americani amano, ma sono anche molto sensibili alla storia della pizza napoletana. Alla fine si ricercano sapori autentici e si preferisce la semplicità della margherita e della marinara».
E’ cambiato l’approccio degli americani alla pizza rispetto al passato?
«Il primo step ha riguardato la scelta degli ingredienti. Prima la pizza era: farina, pomodoro, mozzarella. Oggi invece è importante conoscere, studiare e utilizzare componenti di qualità».
Cosa chiede il consumatore americano in pizzeria?
«Anche in America i pizzaioli cercano di differenziarsi, ricercando soprattutto le materie prime di alta qualità così da migliorare il prodotto finale. Questo processo ha rivoluzionato la domanda e l’offerta a tavola».
Ci spiega?
«Lo studio di elementi di eccellenza che arrivano dall’Italia non cambia solo la sostanza del piatto ma influisce anche sul gusto del consumatore che ha imparato a distinguere un prodotto rispetto ad un altro».
Cambia anche il gusto del cliente?
«Possiamo dire che non solo in Italia ma anche in America, dove c’è un maestro pizzaiolo che lavora con prodotti di qualità, la margherita è la prima scelta».
Una rivoluzione che influenza anche le scelte di mercato?
«Assolutamente si. Tutto è partito dall’azienda Caputo che ha differenziato la sua produzione realizzando tipologie differenti di farine adatte a diversi impasti. Questo è stato il primo passo per alzare gli standard anche nella fase della preparazione del disco di pasta».
Un upgrade che riguarda tutti i settori?
«La cultura e la ricerca costante del mondo pizza ha sviluppato anche strumentazioni green e di nuova generazione che migliorano l’impatto della cottura in forno».
Come vi preparate ai dazi minacciati da Trump?
«La figura del pizzaiolo, che produce il primo pasto in America, è molto cambiata negli ultimi anni negli Stati uniti. Oggi tutti sanno che per una pizza di qualità sono indispensabili materie prime di qualità ed è per questo che, se Trump dovesse effettivamente mettere in pratica le minacce e attuare la politica sui dazi, il nostro compito resterà sempre quello di garantire un prodotto di alto livello».
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