Borgomanero (No), Ristorante Pinocchio. Visita dopo le polemiche sulla stella scippata


Lassù in cielo si erano passati la parola: basta con la neve e così due giorni dopo la visita effettuata a Villa Crespi sotto una tormenta, ecco che mi ritrovo sempre a percorrere le strade del Novarese con il mio fido autista Biagio Ciano, finalmente baciati da un tiepido sole di inizio dicembre. Ci fermiamo al Pinocchio di Borgomanero, che ultimamente è stato fatto oggetto di reiterate critiche, tanto da costargli la stella Michelin guadagnata sul campo fin dal 1974. Si vocifera che la colpa sia stata di un influente personaggio francese che ha scritto una lettera di lamentele direttamente alla casa madre transalpina, determinando così questa svolta incresciosa e mortificante. Resta, comunque, una “cucina” da provare, possibilmente da salvaguardare, e, nel mio caso specifico, da valutare con la solita obiettività.

L’ambiente esterno è minimalista e quasi nascosto, lungo la trafficata Via Matteotti. Appena varcati la soglia d’ingresso, l’ampio interno appare un pochino demodé e con troppi, inutili orpelli e suppellettili d’antan. Di contro, la sala da pranzo adiacente è ben arredata ed abbastanza spaziosa, con una luminosa luce che entra dagli ampi finestroni, che danno direttamente nel giardino, nel cui dehors si più pasteggiare d’estate.

Il soffitto ligneo disegna, a sua volta, un accenno di mezza luna, che trasmette una rassicurante e calda protezione. Il nostro tavolo è posizionato proprio vicino ad un finestrone e i raggi solari, che vi entrano di sghembo, apportano il necessario tepore in un freddo pomeriggio. In sala veniamo accolti dalle due padrone di casa: Paola, figlia dello chef Piero Bertinotti, e sua cognata Laura.



Noto subito in loro molta cortesia e disponibilità, unite ad una buona professionalità. Ci lasciamo guidare interamente dalle due anfitrioni nella scelta del menù, tenendo presente, comunque, che ci sono varie proposte in degustazione, oltre alla carta naturalmente, che vanno dai 55,00 euro fino ai 90,00 con abbinamento di alcuni vini.

Tralasciando alcuni stuzzichini preliminari, entro subito nel vivo per descrivere le varie portate. Uovo in piedi in crosta di mandorle con bagna caoda delicata e lamelle di rapanello. Nell’uovo di volatile da cortile, lo sappiamo tutti, non c’è sorpresa, eppure in questo ho provato una certa emozione nello scoprire pian pianino il suo interno tuorlato. Ottimo inizio. Agnolotti ai tre arrosti bianchi nel loro intingolo di cottura. Godibile, ma senza raggiungere la vetta. Paniscia alla novarese, risotto di tradizione con verdure, fagioli, salami della duja e cotiche di maiale. Pietanza tipica e tradizionale di questo territorio: ricca, sostanziosa e robusta, da gustare eventualmente come piatto unico.

Tempura di Quaresima con verdure e pesce persico del lago Maggiore. Decisamente pregevole e convincente.

Fegato grasso delle oche di Mortara, scaloppa panata dolce e bloc al brandy. Leggermente pesante.

Bianco di gallina al ginepro in bagna frejda. Una piacevole ed interessante scoperta la bagna fredda e che, comunque, nell’insieme tiene in equilibrio in modo perfetto tutto il piatto.

Battuta di puledro in granella di nocciole con porcini locali. Notoriamente non amo carne e pesce crudi e, quindi, ho dovuto convincere il mio stomaco ad accettare questo cibo con le buone o le cattive.

L’epilogo però, devo confessare, è stato sorprendentemente soddisfacente. Formaggio Battelmatt di Val Vigezzo. Ne avevo sentito parlare molto bene, ma non mi era ancora capitato di assaggiarlo. Ebbene, adesso vi dico che ne vorrei mangiare in misura…smisurata.

Si finisce con dolci vari detti Coccole, e poi Cassata alla piemontese in salsa di frutti rossi e brachetto e Gelato allo zabajone caldo al marsala con brutti ma buoni. Qui, nonostante la mia proverbiale ritrosia per i dolci in genere, mi sono veramente “sollazzato”.
Chiusura finale su un pregevole espresso. Sorvolo sui vini degustati, non certo all’altezza di questo ricco menù. Ricordo a malapena un buon Boca, un discreto Langhe, un passabile Gavi e un dimenticabile Passito. Punto.

Prima di andar via, la signora Paola mi invita a visitare la cantina, che trovo fornitissima (non avevo dubbi, in proposito!) e la cucina, in cui trovo al suo posto di comando lo storico chef Piero Bertinotti, classe di ferro ’38.

Settantadue anni veramente portati alla grande e sempre in prima linea a sfornare piatti di successo. In conclusione, quindi, sono rimasto bene impressionato da tutto l’insieme. Certo, aiuta molto l’atmosfera familiare  e la buona accoglienza.

Una vista della sala

E poi, una cucina schietta e pulita, che si ispira giustamente alla vecchia tradizione di questo territorio, indulgendo anche a qualche variazione sul tema molto ben eseguita. Auspico, pertanto, che quella stella Michelin torni presto a brillare come cometa su questo locale. Auguri!

Voto 16/20

Enrico Malgi

Ristorante Pinocchio di Pierangelo Bertinotti – Via G. Matteotti, 147 – 28021 Borgomanero (NO) – Tel. +39 0322/82273 – Fax +39 0322/835075 – bertinotti@ristorantepinocchio.itwww.ristorantepinocchio.it – Chiuso lunedì e martedì a pranzo.

Credits
Le foto della sala sono di Enrico Malgi
Le foto dei piatti, fornite da Paola Bertinotti, sono di Altissimo Ceto Viaggiatore Gourmet


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