Caprarola, Trattoria del Cimino da Colombo, cucina della Tuscia da non perdere

Trattoria del Cimino da Colombo a Caprarola
Via Filippo Nicolai, 44
Aperto: martedi e mercoledi solo a pranzo; giovedi, venerdi, sabato e domenica a pranzo e a cena
Chiuso: lunedi
Tel. 0761 646173
www.trattoriadelcimino.com

Trattoria del Cimino, Colombo con la moglie e il figlio

di Virginia Di Falco

Ci sono. Ci sono ancora le trattorie che profumano di trattorie. Il legno d’antan, una rispolverata all’arredo e alla tavola appena accennata, le radici profonde della gestione familiare (qui siamo alla sesta generazione).

 

L’abbecedario della cucina povera – ma di sostanza – della Tuscia lo trovate recitato sulla lavagna, mentre vengono consegnati a stampa i piatti del giorno, a seconda della disponibilità del mercato, dell’orto, ma anche del bosco.

Siamo a Caprarola, nel viterbese, all’ombra di castagni e noccioli tra il monte Cimino e il lago di Vico. La Trattoria del Cimino della famiglia Calistri si trova proprio nel centro storico, dove si arriva guardati a vista dal severo Palazzo Farnese qui dalla seconda metà del Cinquecento.

In sala l’accoglienza e le chiacchiere di Colombo, cresciuto praticamente tra questi tavoli; in cucina la moglie Maria Assunta e, a guardia della cantina – un centinaio di etichette aggiornate continuamente grazie a passione e formazione – il figliolo Samuele.

Ambiente e atmosfera confortevoli, si sceglie seguendo racconti e consigli da un menu con poche sorprese ma bello solido ed efficace. Il tagliere di salumi (c’è anche una degustazione di lardi) e formaggi della Tuscia, la pasta fatta a mano, le carni locali trattate a dovere, con la sapienza delle vecchie ricette. Ricco e variegato il tagliere di affettati, con la ‘susianella’ di Viterbo in pole position, gustoso insaccato di frattaglie, presidio Slow Food.

Succulento il coniglio verde leprino, quasi una cacciatora; più che indovinata, per cremosità ed equilibrio di sapidità la carbonara con uova felici, anche se avremmo preferito gli spaghetti più al dente.

Ma il nostro bonus del cuore va senza ombra di dubbio alla specialità del giorno: le lumache ‘alla viterbese’. Tra le più buone mai mangiate, piene, tenere, carnose, tuffate in un tradizionalissimo gustoso sughetto al pomodoro, piccantino il giusto. Da bis.

Chiusura dolce, in tutti i sensi, con semifreddo alle nocciole dei monti Cimini.
Si esce sazi e contenti, come dovrebbe essere sempre in trattoria; con un conto intorno ai 40 euro.
Superconsigliato.

 


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