
Su segnalazione di Franco Ziliani, volentieri traduciamo e pubblichiamo il pezzo dell’amico Jeremy
di Jeremy Parzen
Si sa molto poco del Casavecchia, una varietà di uva che si ritiene sia stata coltivata e molto apprezzata per la produzione di vino nell’antichità e poi dimenticata nei tempi moderni.
Secondo la leggenda il termine Casavecchia si riferisce alle rovine di un’antica casa romana dove i contadini riscoprirono quest’uva generosa ma comunque misteriosa con chicchi così grandi e succosi che molti furono tentati di coltivare questa varietà per frutta da tavola.
Alcuni ritengono che il Casavecchia era l’uva usata per un vino che i Romani chiamavano Trebulanum, probabilmente dall’antica città di Trebula (l’attuale Treglia nel comune di Pontelatone in provincia di Caserta).
Negli anni 90, quando emerse l’interesse per le varietà locali, un certo numero di produttori iniziò a imbottigliare Casavecchia e una manciata di etichette era disponibile a New York mentre vivevo lì nei primi anni del 2000.
Ieri sera abbiamo provato il Trebulanum di Alois al Sotto di Los Angeles. Una espressione di quest’uva con invecchiamento in ampie botti, questo è il miglior Casavecchia in purezza disponibile negli Stati Uniti oggi a mio modesto parere.
Questo vino è corposo e tannico con una vivace acidità che non ti aspetteresti in un vino con una tale struttura tannica.
E’ facile rendersi conto del perché i contadini di Caserta sono così “gelosi” di questo vino, almeno secondo una leggenda popolare che ho trovato. Dicono che i contadini guardiani di questo vino magico mescolavano altre uve nelle bottiglie che vendevano alla gente della città che avevano fatto un viaggio nelle zone interne per procurarsi l’ambito prodotto.
Non c’è bisogno che vi preoccupiate, Losangelini: ne stiamo versando in abbondanza stasera al ristorante!
Venite a trovarmi se siete in città…
Traduzione di Novella Talamo
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