Chef’s Table debutta con Massimo Bottura

Pubblicato in: Visti In Tv
Massimo Bottura e Alain Ducasse

Come da noi anticipato il 28 maggio, si parte!

 

di Leo Ciomei

Sarò breve. Oggi non vi tedierò con lunghi sproloqui sullo stato della ristorazione italica o sulla storia dei più grandi locali.

Sono qui solo per consigliare a tutti i gastronomi appassionati di grande cucina la visione di un docu-reality “ammericano” (eh, sì, gli yankees ci sanno fare più di noi in quel settore) dedicato al mondo dei grandi chef. Il docu si chiama Chef’s Table e nelle puntate che andranno in onda saranno protagonisti Dan Barber (Blue Hill a New York), Ben Shewry (Attica a Melbourne), Francis Mallmann (Patagonia Sur a Buenos Aires), Niki Nakayama (N/Naka Restaurant a Los Angeles) e Magnus Nilsson (Fäviken a Jarpen). Il canale in streaming online (visibile solo negli States) è Netflix, solo su abbonamento, (da noi si vocifera che arriverà nel 2016); è quello di House of Cards e Orange is the new black, per i nerd dei serial like me.

Ma, mi direte, saranno pure interessanti questi grandi chef mondiali ma… manco un italiano?

Non preoccupatevi! le puntate sono sei e gli chef sopra elencati sono cinque. Ciò significa che la prima puntata del documentario sarà dedicata ad un altro grande cuoco e cioè al nostro Massimo Bottura!

Ho visto ieri il documentario e vi assicuro che merita la visione. Quel maledetto “vecchio” di Bottura ha il dono della narrazione. Negli anni (ma a sentire sua moglie è nato così) ha acquisito, oltre a eccelse doti culinarie, l’arte dell’affabulazione, simile a un Alessandro Baricco o un Carlo Lucarelli; confesso che il “vecchio” è uno dei pochi personaggi che a sentirlo descrivere una situazione, una storia o anche un semplice piatto mi commuove, come la visione di C’era una volta in America o l’ascolto della Turandot. Maledetto, again.

 

 

La storia parte dal primo locale di Bottura, la trattoria del Campazzo, per passare poi a New York, Montecarlo e, finally, a Modena dove Massimo racconterà anche un po’ della sua bella famiglia.

Il docu è pure divertente, non fosse altro per le foto dello chef da giovane, con i capelli ricci in sella a una vecchia Harley e per i racconti di sua moglie Lara (qui il detto che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna è avvalorato) alla vista di un’installazione di Cattelan a Venezia.

Fra l’altro si nota molto la mano di un ottimo regista quale è David Gelb che ha già diretto il docu-film Jiro e l’arte del sushi, dedicato al Maestro chef giapponese Jiro Ono, film da vedere assolutamente.

Potrei raccontarvelo tutto ma vi rovinerei lo spettacolo. Sappiate solo che, pur romanzata, l’avventura dell’Osteria Francescana susciterà anche a voi dal cuore di ghiaccio emozioni durature.


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