Funghi chiodini sott’olio

Pubblicato in: I contorni

di Lello Tornatore – Tenuta Montelaura

I chiodini, nome scientifico Armillaria Mellea, nome comune “Famigliola buona”crescono prevalentemente sulle ceppaie delle latifoglie e tendono ad assumere la tonalità di marrone delle piante sulle quali prosperano. Prendono il nome dalla tipica forma a chiodo nella quale si presentano appena nati. Quelli più buoni, se li comprate, sono i più giovani, con la testa piccola ed i gambi ancora commestibili, se andate a cercarli, accontentatevi di quello che trovate. Assolutamente non si consumano crudi!!! Infatti, contengono una tossina(emolisina) che va via con la bollitura. Non bisogna nemmeno congelarli crudi perchè anche se bolliti dopo, il congelamento tende a fissare la tossina alla struttura fungina e quindi, poi non ci sono bolliture che tengano…

I chiodini, o “sementini”, come meglio vengono chiamati in Irpinia, insieme alle castagne e all’uva, nella mia memoria storica di bambino-adolescente rappresentano il fermo-immagine dell’autunno.

Come potrei dimenticare le lunghe giornate uggiose dei primi giorni di Novembre trascorse a casa dai nonni contadini e insieme a loro i “rastrellamenti” di tutti gli otto “muoi”(moggi) di terreno che coltivavano alla ricerca dei pregiati sementini…Si, si girava per tutta la superficie del terreno di loro proprietà (non si andava a raccogliere i funghi nel fondo altrui!!!) perchè questi funghi spuntano anche al di fuori del bosco e non solo sulle ceppaie di castagno ma anche su quelle di nocciolo, di quercia e qualche volta anche su quelle di qualche grosso albero di frutta reciso. Ricordo che la cosa a cui teneva particolarmente mio nonno Raffaele era insegnarmi il corretto riconoscimento dei funghi: ” Rafè, apri bbuono l’uocchi, ‘ e sementini tènino l’aniello rasott’ ‘a capocchia, ‘ncoppa ‘o père!!! ” (Raffaele, apri bene gli occhi, i chiodini hanno un anello al di sotto della cappella, sul gambo) “…e abbàra pure p’ o culor’, nun’ e dà aurienza a chi rice che songo buoni pure quilli gialli, a’ ra piglià sulo i marro’!!! “( e fai attenzione anche al colore, non ascoltare chi dice che sono commestibili anche quelli gialli, devi raccoglere solo quelli dal colore marrone). In effetti ne trovavamo di tutte le specie, ma al solo cenno della testa di mio nonno Raffaele che diniegava, sconfortato buttavo via la scoperta appena fatta. Ma appena riuscivo ad esibire a mio nonno una bella “rocchia di sementini veraci”, già da lontano, e scorgevo il suo assenso sornione, la gioa era tanta che correvo ad abbracciarlo… grondando felicità!

Poi a casa c’era il solito rito degli zii che ti criticavano perchè avevi trovato quasi tutti “spernacchiuni”(chiodini dalla cappella molto grande e quindi simili ai pioppini che in dialetto si chiamano “pernacchi”), oppure la nonna che sgridava sia me che il nonno perchè eravamo tornati con le scarpe bagnate e piene di terra. Ma bastava un imperioso ” Vabbuò ‘Ntunè, piglia ‘a frizzora!!! “(va bene Antonietta, prendi la padella), per stoppare sul nascere tutte le rimostranze della nonna, che anche perchè sapeva bene che avrei voluto assaggiare i prelibati sementini subito, per farmi contento, in quattro e quattr’otto lavava i funghi e procedeva al rito dell’aglio.

Secondo le credenze rurali, la prova del nove per verificare la commestibilità di tutti i funghi è friggerne qualcuno con una testa d’aglio intera : se l’aglio si fa viola i funghi sono velenosi, altrimenti sono buoni. Naturalmente, non è vero…

La ricetta più gustosa per i chiodini, ma secondo me per qualsiasi fungo, è la cosiddetta “frizzora” che consiste in una padellata di funghi e patate fritti insieme con un cucchiaio di sugna tuffato nell’olio per friggerli.

Ma la ricetta che voglio proporvi oggi e che si usava molto nelle case dei contadini dell’ Irpinia, dove d’inverno gelava e gela (adesso un po’ meno) molto spesso e quindi non si potevano coltivare ortaggi per i contorni invernali, è quella dei chiodini sott’olio, da consumare nelle fredde serate invernali accanto al camino in abbinamento con un cotechino sotto la cenere…

Ingredienti:

2 Kg di chiodini

una manciata di sale grosso

2 lt di aceto di vino bianco

2 lt. di olio extravergine d’oliva ( di semi se li volete più leggeri)

4 spicchi d’aglio

2 peperoncini piccanti

una manciata di pepe a grani

un pizzico di origano

2 foglie di alloro

1 limone

Preparazione:

Lavate i chiodini in acqua acidulata con il succo del limone e metterli ad asciugare stesi su un canovaccio.

In una pentola abbastanza capiente fate bollire 3 lt di acqua insieme ai 2 lt di aceto e la manciata di sale grosso.

Appena giunge il bollore calate i funghi e fateli cuocere per 5 minuti.

Scolateli e metteteli a raffreddare e ad asciugare in una teglia con un gocciolatore sul fondo.

Quando si saranno raffreddati riponeteli in un recipiente per poi condirli con l’aglio, l’alloro ed il peperoncino tagliati a pezzettini piccolissimi. Aggiungete l’origano ed il pepe a grani e mischiate.

Riempite i vasetti precedentemente ben lavati, e aggiungete l’olio a più riprese (per riempire tutti i vuoti e quindi eliminare l’aria dal vasetto, occorre tempo e successive ricolmature).

Dopo 2 ore circa chiudete ermeticamente i vasetti e aspettate almeno un mese per gustare i vostri prelibati “sementini sott’uoglio”…


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