Coronavirus e i piccoli artigiani: la storia di Giuseppe Pastore

Pubblicato in: Liquori, infusi & C
Giuseppe Pastore

Cilento, I sapori della terra Casal Velino
via Cermoleo 3
Tel. 320 484 7390

di Bruno Sodano

Giuseppe Pastore è un artigiano che gestisce da anni la sua bottega al centro di Casal Velino Marina, Cilento, I sapori della terra. Specializzato nei liquori artigianali produce, in ogni stagione, tanti prodotti che spaziando dalle olive salella ammacate al fico bianco del Cilento nelle sue molteplici varianti e tante buone tisane. Ogni giorno, da quando è aperto, combatte con mille problemi, quelli dia chi fa impresa in modo autonomo in una realtà di nicchia quale può essere l’artigianato locale. Oggi si ritrova ad affrontare la sua battaglia più grande, quella con il Covid_19.

Come stai affrontando questa pandemia?

«Mi sto organizzando per quando finirà questa pandemia».

Quanto è difficile essere un imprenditore artigianale ai tempi del coronavirus?

«Dipende dal modello di impresa che si fa. La mia è rivolta perlopiù a ristoratori, bar, pizzerie ed enoteche. Questo significa che “morto” loro come settore… muoio io come produttore. Chiaramente mi sto reinventando. Inoltre ci  sono problemi circa i crediti che sono bloccati. Le banche comunque pretendono ma i crediti non li allargano. Lo stato che non comprende tutte le partite iva… ».

Che valori stiamo riscoprendo?

«Io sto riscoprendo la calma che contraddistingue il lavoro che faccio. L’etica, che è la prima cosa in un qualsiasi lavoro; l’amicizia in momenti di difficoltà».

Tu hai una figlia piccola. Come le hai spiegato quello che sta succedendo?

«Diciamo che fra l’informazione fatta attraverso gli istituti scolastici, un po’ noi, gli abbiamo fatto capire la natura, l’importanza e la complessità del tipo di pandemia. Sicuramente è difficile per il fatto che prima usciva, adesso sta in casa ma grazie alla tecnologia, c’è da dire, sta coltivando un sacco di interessi».

 

Hai una attività che funziona in base alla stagionalità del prodotto. Quanto sta influendo sulla tua produzione?

«Io raccolgo molte erbe spontanee e in questo non mi sta aiutando l’amministrazione comunale. Anche se io porto l’autocertificazione, che cambia ogni giorno, e l’iscrizione alla camera di commercio per loro, io non posso uscire perché sembra che vado passeggiando. Ragion per cui il mio lavoro si ferma dove loro iniziano con le restrizioni ed io non posso prepararmi per il prosieguo. Vuoi perché produco tisane, vuoi per altre motivazioni, ma ci sono molte erbe officinali abbastanza importanti che vengono utilizzate come coadiuvanti in minestre ed altre preparazioni per la cucina quotidiana a favore del benessere personale ed io non posso andare a raccoglierle».

C’è un appello che vorresti fare a qualcuno?

«C’è un appello che vorrei fare a me stesso per indice di resilienza cercando di adattarmi a quello che il nuovo mercato richiede. Nonostante tutto mi mantengo fermo nelle mie posizioni e cerco di farmi trovare pronto quando ripartirà tutto».

 

Che Cilento ti immagini una volta finito tutto questo?

«Non credo che il Cilento cambi di nulla anche perché mi sembra che stia continuando a vivere ad eccezione degli esercizi commerciali non necessari. La maggior parte ha un proprio sfogo: l’agricoltura che comunque va avanti. Il 90% dei cilentani sono proprietari terrieri. Chi imprenditore agricolo titolo principale che secondario, percepiscono contributi dallo stato. Quindi quella contribuzione non viene fermata e fortunatamente si continua a lavorare. Almeno per queste fasce».

Quale è la prima cosa che farai quando tutto sarà finito?

«Una passeggiata in riva al mare ed un bagno. È la cosa che mi manca di più».


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