Uva: coda di volpe
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Non finisce di stupire la Coda di Volpe. Le continue prove ci costringono a modificare radicalmente i nostri convincimenti su questo vitigno a bacca bianca considerato minore rispetto a Fiano, Greco e Falanghina.
In realtà è invece impressionante assistere alla progressiva evoluzione nel tempo, passano gli anni e non solo si conserva la energica freschezza tipica dei bianchi campani, ma ha una evoluzione olfattiva molti interessante. Noi speriamo tanto che sia oggetto di studi alla stregua del Fiano e della Falanghina perché il passare del tempo regala agrume maturo, note fumé e idrocarburi.
Uno dei nostri assaggi migliori al Vinitaly è stato appunto la Coda di Volpe, del 2012, di una piccola azienda di Manocalzati abbastanza fuori dai riflettori mediatici anche se è ormai dal 2006 che Michele Cornacchia e Margherita De Iorio producono vino con le loro uve etichettandolo con questo marchio. Una storia che affonda però le radici al 1969, anno ufficiale di inizio dell’azienda agricola.
Una sorpresa gradevole, insomma, che ci spinge ad insistere su questo bianco nonostante le difficoltà che incontra nel grande pubblico che ancora non lo conosce. Si tratta sempre di bottiglie tipiche, di territorio, molto gradevoli e sopratutto capaci di regalare enormi sorprese a chi ha la pazienza di aspettare.
Sede a Manocalzati, via Variante Est Strada Statale 7 Appia. Tel.0825.675179 e 0825.552401 www.historiaantiqua.it
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