Gli uffici stampa servono davvero? E come sceglierli per spendere bene i propri soldi?

Pubblicato in: I vini da non perdere

Serve avere un ufficio stampa? Come evitare di spendere soldi senza avere risultati concreti?
La prima domanda è comune a tutti, la seconda spesso si fa quando è troppo tardi

Si tratta di un lavoro cresciuto moltissimo negli ultimi dieci anni nel settore gastronomico, da almeno un quarto di secolo per quanto riguarda il vino. Praticamente, soprattutto di fronte alla crisi dei media tradizionali, è diventato la maggiore fonte di occupazione e di guadagno per i giovanni impegnati nella comunicazione.
Non è facile scegliere, anche perché i social hanno cambiato le regole del gioco, la zona grigia fra informazione al servizio dei lettori e dei clienti e comunicazione per ristoranti, pizzerie, produttori si è allargata e solo adesso si comincia a fare chiarezza su alcuni punti, precisamente due punti base che traccia un confine netto fra i due lavori.

Cosa dice la legge italiana

1-La legge sulla stampa numero 47 del 1948 che obbliga tutti i media a registrarsi come tali presso il Tribunale di competenza e fissa con chiarezza la distinzione fra pubblicità e lavoro redazionale. La cosa riguarda anche i siti on line regolarmente registrati e gestiti da chi fa lavoro di ufficio stampa e che obbliga a fare questa distinzione. I più professionali esplicitano i nomi dei loro clienti, alcuni giocano invece a rimpiattino presentando come articoli quelli che in realtà sono redazionali per chi li paga.

2-Di recente l’Autorità Garante delle Comunicazione ha iniziato a fare un po’ di chiarezza sul Far West dei social media dando anche dignità al lavoro di influencer e fissando dei paletti: chi ha più di mezzo milione di follower o oltre un milione di visualizzazioni al mese deve iscriversi ad un albo e deve comunicare con chiarezza  quando il contenuto è pubblicità per un cliente. Si tratta di un primo passo perchè in realtà la soglia dei follower andrebbe decisamente abbassata a nostro giudizio visto quello che si vede in giro.

Il lavoro di ufficio stampa è in grande trasformazione, molti predicono la fine degli influencer con lo sviluppo dell’IA. Ma quello che a noi interessa è focalizzare come evitare di dare soldi a chi promette ma non mantiene.

Cinque regole per scegliere bene

1-Bisogna partire da se stessi. In realtà a cosa vi serve un ufficio stampa? A fare cassa e portare clienti, far crescere il brand con l’obiettivo di rivenderlo a qualche fondo, diventare un personaggio famoso? Tutte e tre le cose insieme? Ciascuno prima di fare il passo giusto deve interrogarsi guardandosi allo specchio e solo dopo aver dato a se stesso la riposta sincera si può passare al passo successivo.

2-La prima cosa da fare è studiare il comportamento social della persona che intendiamo chiamare. Quanti follower ha? Ma soprattutto i suoi profili sono capaci di fare interagire le persone o sono morti, vecchi e senza nessun riscontro? Già perchè come sappiamo i follower si possono comprare. E non basta. Bisogna anche studiare i profili di chi interagisce perchè ci sono anche fabbriche di profili falsi che sono facilmente riconoscibili in quanto non hanno foto di vita quotidiana. Trasmette messaggi positivi? Fa risse? Insomma se il presunto comunicatore non ha una buona reputazione web è sicuramente da evitare per non essere trascinati in qualche gorgo molto pericoloso per voi.

3- Ma la cosa più importante, che quasi nessuno fa, è chiedere le referenze in giro per capire come e se è strutturato. Non solo: vi conviene fare una telefonata a qualche suo cliente presente e passato per chiedere informazioni su come è andata l’esperienza lavorativa. Chi si è comportato senza lasciare un buon ricordo lo farà anche con voi. E state attenti: questi soggetti sono grandi manipolatori quando si tratta di attirarvi nel loro portafoglio clienti.

4-Al momento del contatto con la persona o la società che avete scelto dovrete chiarire bene i vostri obiettivi. Molti promettono fuoco e fiamme, alcuni millantatori vantano amicizie con le guide specializzate e se voi li seguite su questi terreno sarete perdenti. C’era un tipo che ha cambiato non so quanti uffici stampa anche molto qualificati perchè voleva entrare nella Michelin! Quando non avrete i risultati sperati il millantatore vi dirà che non è colpa sua, ma delle guide corrotte e non meritocratiche. Vi farà magari anche capire che dovrete comprare i prodotti degli sponsor delle guide per entrare ed ottenere posti di vantaggio. Tutto ciò è umiliante per voi e se ci cadete vuol dire che non credete in voi stessi ma alle favole di qualche imbroglione perchè se uno sponsor davvero si comportasse così sarebbe un suicidio commerciale oltre che del brand stesso

5-Fatevi sempre assistere da un avvocato e pretendete il contratto scritto e, attenti, ci sono clausole che alcuni comunicatori inseriscono e che alla fine del rapporto potrebbero lasciarvi addirittura senza le chiavi di accesso ai vostri profili sui social e ai vostri siti per cui avete pagato. Già, perché succede anche questo e ci sono molte testimonianze di questa situazione assurda alla quale non c’è rimedio se vi siete affidati con ingenuità.

Dunque la risposta finale è si, la comunicazione fatta da professionisti completa il vostro progetto di lavoro, direi che è indispensabile, va inserita nel budget iniziale o annuale al pari di una cucina, di una sala, di un bancone, di un forno, soprattutto in questi anni nei quali è indispensabile farsi conoscere bene e allargare la propria clientela. Non basta essere famosi per evitarla, altrimenti la Coca Cola che è il marchio più conosciuto al mondo eviterebbe di spendere maliardi in pubblicità e sponsrizzazioni.
Ognuno deve fare bene il proprio lavoro. Il vostro è scegliere bene se avete voglia di crescere.


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