Dal Veneto alla conquista dell’Europa. La grande distribuzione di Balan attraverso una degustazione casuale

Pubblicato in: I vini da non perdere
Daniele Balan

di Giulia Guadagnin

Dal 1962 sono nella cuspide tra le province di Venezia, Padova e Treviso. Insediamenti urbani, capannoni, lunghi tratti agricoli coltivati a radicchio e asparagi. Strade dritte come fusi, padane.

La famiglia Balan, da allora, produce vini del territorio, dagli anni ottanta inizia l’attività di importazione e distribuzione diventando nel tempo una delle prime quattro aziende distributrici d’Italia.

Vini pregiatissimi da tutto il mondo, il gotha della ristorazione che fa la fila diligente per una bottiglia di Monfortino.

Questo e molto altro, raccontata in una degustazione bella e casuale, nata dall’incontro al “Paestum Wine Festival” con Francesco Saverio Binetti, responsabile e selezionatore di distillati per Balan Srl, presente alla kermesse campana con svariate etichette.

Binetti mi ha invitata a visitare l’azienda, nel cuore del Veneto profondo, area che conosco benissimo, giacchè nei pressi si trova anche l’allevamento di Blonde d’Aquitaine dei Fratelli Mazzaro, una razza bovina tra le più pregiate al mondo. All’arrivo in azienda mi accolgono Binetti e Daniele Balan, figlio del fondatore Sergio, figlio di mediatori d’uva, che nel 1962 inizia la propria avventura personale nel mondo del vino.

Fisico atletico, eloquio composto, Daniele mi mostra il vigneto circostante l’azienda, quasi cinque ettari vitati, che costituiscono solo una piccola parte delle proprietà. Il grosso delle vigne si trova a Caneva (Grave del Friuli) e la chicca a Combai, zona Valdobbiadene Docg, due ettari impervi di viticoltura eroica con raccolta a mano delle uve che storicamente compongono il prosecco: glera, bianchetta, perera, verdiso.

A Sant’Ambrogio le uve si vinificano e i vini si vendono. Infatti, c’è anche un negozio dove gli enofili più esigenti possono soddisfare tutti i loro capricci, visto l’alto posizionamento dell’azienda sul mercato.

Così, nella sala degustazione, facciamo una carrellata –ovviamente non esaustiva, data l’imponenza del catalogo- della filosofia Balan. Produzione propria, distribuzione esclusiva di piccoli grandi vini e nomi altisonanti, tutti di qualità assoluta.

Assaggiamo innanzitutto i vini storici, il Cabernet Sauvignon marchiato Balan e i Grion, fiore all’occhiello dell’azienda. In particolare, il Vecchio Grion 2018, taglio bordolese di merlot e cabernet sauvignon affinato per 18 mesi in barrique, ha vinto alla cieca diversi concorsi internazionali, affascinando le giurie per il suo bouquet speziato di pepe e liquirizia, caffè, cuoio, tabacco, more sotto spirito.

Poi, il cavallo di razza, in termini di bottiglie prodotte (molto poche), modernità del progetto e piacevolezza nella beva. Il Mappale 1106 è un prosecco Valdobbiadene DOCG rifermentato sui lieviti prodotto con le uve storiche del prosecco, sull’etichetta reca una capretta solitaria sul cocuzzolo di Combai. E’ agrumato e citrino, salino e minerale, di grande freschezza, frutto di uve raccolte esclusivamente a mano soggette a doppia fermentazione con mantenimento dei lieviti su fondo.

Esaurita la degustazione della produzione autoctona, Daniele mi sottopone alcune bottiglie interessanti recentemente immesse in distribuzione.

Il Quinson Morgex Valle d’Aosta Lo Prie 2020 prodotto nel solo comune di Morgex ai piedi del Monte Bianco, a cura del giovane Buillas Joselie nella sua piccola proprietà che vede l’esclusiva coltivazione del vitigno autoctono, franco di piede, Prié Blanc, considerato il vitigno più alto d’Europa in quanto la sua coltivazione sfiora o 1200 m. s.l.m. E’ proprio un priè quello in degustazione: ultraminerale, di un giallo intenso come si conviene ai vini di montagna, dove note di zest di limone , camomilla ed erba recisa si uniscono ai tratti tipici del terroir. Mancava soltanto un plateau di cruditè di mare, e per abbatterne il desiderio, Daniele ha portato un vasetto di ragù della sua omonima linea di “Food”, preparato con aggiunta di cabernet sauvignon Balan.

Il vino che è seguito, è stato conseguente.

Cirò Rosso Classico Superiore Vigneti Vumbaca, giusto per fare un salto geografico e gusto-olfattivo dal lato opposto dello Stivale. Gaglioppo in purezza da azienda biologica certificata di dimensione artigianale, anch’essa lavora su due ettari vitati. Grande vitigno il Gaglioppo, sta conquistando svariati appassionati nel mondo per le sue note di cioccolato salato, arancia rossa e bergamotto, un corredo speziato di bacche di ginepro e note balsamiche resinose, giocate su un’eleganza tutta mediterranea.

Dai piccoli artigiani emergenti a una grande signora del vino.

Chiara Boschis proviene da una famiglia di viticoltori storici a Barolo, l’azienda di famiglia era nientemeno che Borgogno. Lei ha deciso di rilevare autonomamente la E. Pira e figli, delle sorelle di Gigi Pira. E’ stata la prima vignaiola della zona, in epoca in cui la strada per una donna produttrice non poteva che essere tutta in salita.

Non stupisce che i suoi vini siano acciaio e velluto.

Il Cannubi 2018 è già pronto per la beva, colore appena scarico tipico del Nebbiolo,  note di tamarindo, china, bouquet di fiori viola secchi, fragolina matura, mora e gelso. Strepitoso nell’equilibrio, tannini già domi. Una grande declinazione di un rande cru.

Barolo Via Nuova 2018 è vino di assemblaggio di cru di Barolo, Monforte e Serralunga. E’ diverso dal Cannubi, ha note più fruttate ed ematiche, ma mantiene un’eleganza innata, quasi fosse “barbarescheggiante”, mantiene un grande corpo e tannini eleganti. Un altro vino straordinario, già pronto da bere.

Difficile andare oltre, si può solo fare un colpo da maestro che scompagina tutte le altre carte.

Pascal Doquet 2004 Champ D’Alouettes, Grand Cru. Che dire di questo blanc de blancs da vigna vecchia a Mesnil-sur-Oger, recentemente imbottigliato dopo quasi vent’anni di affinamento? Legno perfettamente integrato, polpa di frutta, agrume, crema cotta, pane appena sfornato. Uno champagne trasversale, gastronomico o “da meditazione”.

Balan Srl

Via Sant’Ambrogio 107

35010 Sant’Ambrogio (PD)


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