Degustazioni finali dei miei vini Israeliani e kosher

Pubblicato in: Città e paesi da mangiare e bere

da Tel Aviv
di Sara Marte

“La maggior parte dei vini erano rossi, dolci e grossolani e somigliavano di più a uno sciroppo per la tosse che a un buon vino. A esser caritatevoli, c’erano pochi vini accettabili, nessuno dei quali poteva essere considerato eccellente e un bel po’ invece sicuramente orribili.” Queste sono le parole di Daniel Rogov, che è stato massimo scrittore e conoscitore dei vini Israeliani e kosher, riferendosi alla situazione in Israele rilevata 25 anni fa.

Incredibile quanto siano cambiate le cose e quanto mestiere abbiano imparato in un “tempo enologico” relativamente breve.  Ricco di sorprese e oneste soddisfazioni è il percorso degustativo che ci ha portati fin qui: Prezzi adeguati e scelte ben lontane da brutte copie di vini da falegnameria e fervori truciolati di certe prime volte da neofiti smaniosi. Si scopre così che in Israele puoi bere Nazionale diffusamente a livelli buoni, ottimi e, se ben consigliati, eccellenti. I vitigni maggiormente coltivati oggi sono gli internazionali che altrove rappresentano l’eccellenza.

Tra i bianchi, spopolano chardonnay, sauvignon blanc, riesling renano e gewurztraminer; seguono viognier, moscato di Alessandria, colombard e semillon. Notiamo la presenza dell’’Emerald Riesling, ovvero un incrocio tra Muscadelle e Riesling, originario della California e il Traminette “un ibrido non molto eccitante” come lo definiscono qui, abbastanza diffuso nello stato di New York e del Canada, giacché sopporta molto bene i climi rigidi. Ottimi risultati con i rossi per cui hanno una mano davvero elegante.

I soliti Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Petit Verdot e Pinot Noir sono tra i colossi per presenza e produzione; seguono Carignan, Gamay, Grenache. Qui siamo sulla grande tradizione Francese fino a quando spuntano poi esperimenti e imitazioni: sorvolando sull’incomprensibile bisogno di piantare il Pinotage troviamo un po’ di Spagna, Portogallo e Italia. Tempranillo, Mourvedre, Tinta Cao e Touriga Nacional fino a –udite udite- Nebbiolo, Barbera e Sangiovese.

Nasce qui anche l’Argaman, un incrocio tra Souzao e Carignan messo a punto proprio in Israele. Utilizzato poco o nulla viene senza mezzi termini catalogato come “un grande fallimento locale”. Mi piaceva condividere con voi l’informazione ma non è certo un vitigno seriamente considerato.

Nel viaggio attraverso i bicchieri e le cantine, liberamente selezionati dal mio palato e dalla personale eno-empatia, scorgerete in fondo i grandi vitigni di sempre. Non date per scontato che le uve provengano da ettari di proprietà, ma anzi è diffusamente vero il contrario ed è necessario predisporre le orecchie ai termini kibbutz e moshav, cioè comunità strettamente agricole, diverse tra di loro nell’amministrazione e assetto.

Quasi tutte le cantine di seguito sono valutate “5 stelle” e per ciascuna di esse vi presento una bottiglia:

Golan Heights Winery
Questa cantina, nata nel 1984, ha trainato nell’era moderna il vino Israeliano, di cui è globalmente rappresentante, anche sugli scaffali internazionali, con diffusa e apprezzata presenza. Lavoro mica da poco. Non ci sono slanci di entusiasmo o stupore ma è evidente che sia un vero portabandiera tanto che i sommelier la definiscono la “cantina degli Israeliani”. Diversificate le fasce di prezzo, che parlano all’esperto e al portafoglio, mantenendo sempre ottimi standard. Yarden, Gamla e Golan sono appunto rami della Golan Heights Winery. I vini prodotti sono tutti kosher e delle 6 milioni di bottiglie il 30% è destinato all’esportazione.

Gamla Syrah 2009.Vino dal colore intenso e vivace, luminosissimo. Al naso si apre, senza troppa attesa, con note ematiche, humus e frutti neri. Al palato spicca un tannino fresco ma composto. Rimane la frutta con la sua croccantezza. Bocca avvolgente di buona materia. Come spesso accade per i vini della Cantina Golan Heights, portandoli a una cena, non si potrà fare brutta figura. Consentono buoni abbinamenti su tavole raffinate o al cospetto di bevitori spensierati. Giocare senza azzardi ma sicuro. Apprezziamo e promuoviamo.

Clos de Gat: Mi raccontano che Eyal Rotem, winemaker e tuttofare, sceglie di non produrre vini kosher. Dopo aver studiato enologia in Australia, esce con i primi vini nel 2001. E’ uomo assai deciso e fuori dagli schemi, dal forte carattere, proprio come i suoi vini. Assieme ai suoi numerosi figli si trova nel Kibbutz Har’el presso le Jerusalem Mountains, lavorando tutto in maniera naturale. Dal 2003 utilizza esclusivamente lieviti autoctoni ed i vini sono non filtrati. La produzione attuale è di 50 mila bottiglie.

Clos de Gat, Har’el, Cabernet sauvignon 2009. Ecco! Qui siamo nel campo “uno dei miei preferiti”. Comincia con un primo impatto un po’ cupo. Questo bicchiere richiede tempo e pazienza per aprirsi. Toni boisè colorano il primo naso, seguono sentori di terra e moca. Continua con piccoli frutti neri e pepe in grani. Il Palato sorprende, sostenendo una materia tanto possente con un tannino sottile, presente e audace ed insieme capace di mantenersi composto e pronto a fondersi in un elegante equilibrio. Bocca a dir poco rigenerante.

Yatir
Questa è una di quelle aziende definite “Boutique Winery”. E’ di proprietà della cantina Carmel ma questo poco influisce giacché è totalmente indipendente nella produzione che oggi vanta 150 mila bottiglie. Mutua il nome dalla Foresta Yatir, dove, in effetti, è situata l’azienda. I vini qui prodotti sono Kosher.

Yatir 2008 Petit Verdot (Tel Arad, tra i territori più a sud per la viticoltura israeliana)
Io sono impazzita per questo vino e rilancio con Daniel Rogov che gli assegna un 93. Beh! Che dire, punteggio meritato e vino davvero ben fatto. In blend con un 15% di Cabernet Franc ha naso di erbe secche, ed il frutto, per nulla protagonista, non è marmellatoso e questo mi piace molto. Piccoli frutti neri e sentori balsamici chiudono la bella complessità olfattiva. Non è ruffiano ma di quelli un po’ arroganti e sicuri di sé!. Bocca che incontra un’acidità dritta. Ancora un po’ di cioccolata amara sul fondo ed una chiusura, lunghissima, che desidera ancora un sorso.

Gvaot
Ancora una “ Boutique Winery” che esce con le prime bottiglie nel 2005. Situata nella regione Shomron produce 20 mila bottiglie l’anno tutte dedicate al Cabernet Sauvignon, Merlot, Pinot Noir, Cabernet Franc, Chardonnay e Gewurztraminer. Nonostante la “piccola “ produzione i vini sono divisi in tre differenti rami: Gofna Reserve, Masada e Herodion. Tutti i vini sono Kosher.

Gvaot (colline in Ebraico) Masada 2009 Abbiamo qui un blend di Cabernet Sauvignon 50%, Merlot 35% e Petit Verdot 15%. Trascorre 21 mesi in barrique francese. E’ certamente un vino pensato per l’invecchiamento ed ha le caratteristiche giuste affinché migliori con il suo soggiorno in bottiglia. Per questo il naso è ancora un po’ ostico ma, con la giusta pazienza riesce a mostrare spezie gradevoli e ben fuse, toni di erbe mediterranee piacevolissime e un po’ di frutti di bosco e prugna. Il palato ha un bel tannino e una buona acidità. Bocca certamente composta e interessante. Qualche annetto in più regalerà il meritato onore.

Castel
Situato nel Moshav “Ramat Raziel” presso le Jerusalem Muntains , nasce come piccola piccolissima azienda nel 1992 con sole 600 bottiglie. Oggi,non solo produce tra i vini maggiormente apprezzati del paese ma ha raggiunto le 100 mila bottiglie annue. Tre le linee di produzione: Gran Vin Castel, Petit Castel e “C”.Solo bassa resa e vini che all’assaggio, esprimono la cura in vigna e il mestiere in cantina. Personalmente ho trovato l’azienda dritta , elegante e accattivante nel complesso della sua produzione, attualmente kosher.

Petit Castel 2009
E’ un blend per il 60 % di Merlot e 40% di Cabernet Sauvignon. Rimane 16 mesi in barrique.  Altro vino tra i preferiti, ha naso di ribes nero,cacao amaro e foglia di tabacco. Un tannino deciso ma giustamente smussato,per un palato intenso e gradevole che sorregge un bel sorso di vino maschio. Godibile ora ma ancora meglio tra qualche anno.

Pelter
Dal cognome del suo fondatore e enologo Tal Pelter, nasce nel 2002 ma dal 2005 ha sede nel Kibbutz Ein Zivan, nelle Golan Heights. Seppur di recente costituzione, ha avuto uno sviluppo in costante, ascesa che rende questa cantina una delle migliori del paese. Cominciò con 4.000 bottiglie ed oggi vanta già una produzione di 85.000 bottiglie. Fuori dal coro, riconoscibile con scioltezza e mai forzata.

Pelter,Trio 2009. Ecco qui, quando riconosci una cantina e ti affezioni. Quest’azienda la bevi e la identifichi e a me piace da morire il suo stile svelto e personale, scevro da falegnamerie aggressive e in qualche modo spiritoso. Una delle mie preferite in assoluto. Blend di Cabernet Sauvignon per il 70% e Merlot e Cabernet Franc rispettivamente al 15% .E’ un bicchiere un po’ irriverente nel suo attacco , con quelle erbe mediterranee ed il suo rosmarino ,fresco di pianta, così presente. Buoni i soliti frutti come la ciliegia ed il lampone ben messi in un equilibrio gratificante. Ha sul fondo uno sbuffo di eucalipto . Sapidità e freschezza con tannini moderati, sottili e gradevoli. Fa desiderare un altro sorso subito.

Karmei Yosef
Nasce nel 2001 per volontà del professore di enologia Ben-Ami Bravdo nel territorio delle Judean Mountains. I vini sono Kosher dal 2007 e provengono esclusivamente dalle vigne di proprietà dell’azienda, dove si coltivano principalmente Cabernet Sauvignon, Merlot, Shiraz e Chardonnay. Attualmente la produzione è di 45 mila bottiglie.

Bravdo Merlot 2009 Karmei Yosef Winery. Qui parliamo di un professore del Vino, di quelli grossi, Bravdo appunto e il bicchiere non delude per una delle bottiglie più buone, intense ed appaganti provate qui. Note di goudron aprono il primo naso che risulta nell’immediato un po’ chiuso. Parla poi i frutti di bosco succosi e il ribes nero . Tabacco come quello del sigaro, cioccolato fondente e polvere di caffè. I tannini ,presenti, anticipano una vita lunghissima. Buona la sapidità. Un vero Campione, da bere ora e da tenere con orgoglio in casa e stappare tra qualche anno. Un bel vino.

Carmel
L’Azienda, come già detto, fu fondata nel 1882 dalla volontà del Barone Edmond de Rothschild.  E’ una delle più grandi e diversificate d’Israele e produce oltre Tre milioni di bottiglie l’anno.  Prima a impiantare vigne nel Negev prende le sue uve da oltre trecento appezzamenti sparsi in tutta la nazione; queste spesso sono di conferitori di fiducia o produzioni provenienti da kibbutzim o moshavim. Dopo un limbo qualitativo, è da ormai una decina d’anni che si è assestata su un buon livello che abbraccia ogni categoria e fascia produttiva.

Carmel Winery, Single Vineyard, Cabernet Sauvignon, 2008. Diciamo che pur comprendendone il lavoro di grandissima qualità, posso dire che non è il mio genere. Per capirci io l’ho definito un “Vino da Competizione”. Al naso ha humus , cassis, piccoli frutti neri. Continua con una bocca piena, che lambisce con calore e morbida avvolgenza tutto il palato. Nel contraltare delle durezze esprime buona sapidità che lo rende equilibrato.

Vitkin
Le prime bottiglie sono del 2002 per quest’azienda che si fa largo a pieno diritto tra le migliori d’Israele. Assaf Paz , l’enologo della cantina , dalla formazione e studi in Francia, ha mente allenata al vino, non solo nella mera produzione nel suo atto pratico, ma nell’ingegno . Ho avuto il piacere di conoscerlo anche come degustatore, ed un palato tanto svelto e quadrato assieme ad un intelletto brillante chiariscono e anticipano ciò che si troverà in bottiglia: certo mai nulla di banale o deludente. I vini non sono kosher e la produzione è di circa 65 mila bottiglie annue.

Israeli Jounery, Red, 2009 Parliamo di un blend principalmente di Syrah e Carignan con una piccola percentuale di Cabernet Franc. Ciascuno di questi vitigni trova slancio in bottiglia attraverso una somma equilibrata. Nasce così un bicchiere moderno, mai esagerato o forzato. Nessun inutile virtuosismo ma vino. Sentori di prugna turgida e piccoli frutti rossi accompagnano lievissime note speziate ben fuse. Totalità croccante e verticale. Erbe aromatiche, bacche di ginepro e fiori come la violetta completano l’olfatto. Il palato mostra un tannino presente ma sottile, di quelli che ti ritrovi alleato solo se l’uva la sai fare. Bocca di grande sapidità, pulita, saporosa e gradevole. Bottiglia fatta a mestiere, succosa e appagante da bere e godere fino all’ultimo sorso.

Barkan
Attualmente situata nel Kibbutz Hulda, dove ormai avviene tutta la vita produttiva della cantina, nasce però nel 1990, proprio nella zona industriale di Barkan. Il “la” fu dato dall’acquisizione della Stock, proprio quell’azienda che per me richiama alla mente il famoso Stock 84. I vini sono Kosher.

Barkan, Linea Altitude, Cabernet Sauvignon, 720 annata 2007.

In questa linea chiamata Altitude, c’è tutto il concetto di terroir. Solo Cabernet Sauvignon prodotto con uguali tecniche ma ad altezze differenti. Dai 412 metri sul livello del mare, passando per i 624 fino ai 720 appunto. Il naso subito esprime le spezie del legno cui seguono poi piccoli frutti neri maturi. Ancora note lievemente boisè e pellame. La bocca è calda e rotonda per un bicchiere di bella materia e dalla vista quasi impenetrabile.
I bianchi:

Chateau Golan
La prima produzione risale al 1999, per quest’azienda situata nel Moshav “Eliad”, nel territorio delle Golan Heights. Tutte le uve provengono da vigne di proprietà ed il lavoro, fin dalla prima annata, è stato affidato all’enologo Uri Hertz formato nei territori statunitensi maggiormente vocati: la California e l’Oregon. Le bottiglie prodotte oggi sono 75 mila e i vini non sono Kosher.

Chateau Golan, Royal Reserve, Sauvignon Blanc 2010 Una vera sferzata di freschezza che percorre il palato, in primo piano nella degustazione. Il naso anticipa, con le sue note citriche e sentori di pompelmo l’agilità del gusto. Sentori di erba fresca appena tagliata e una sottile mineralità accompagnano l’olfatto. L’acidità e la lunghezza del sorso lasciano scoprire un bicchiere che si esprime nella sua completezza dinamica e al contempo di buona materia. Giusto e Ben fatto.

Recanati
Oggi ha una produzione di 950 mila bottiglie e si trova nella regione Sharon. I vini sono certificati kosher e le linee di produzione prevedono Special Reserve, Reserve e Recanati con le bottiglie monovitigno, ed infine Yasmin dal piccolo prezzo e Special Edition, distribuita nella catena di negozi del vino Derek HaYain. Le bottiglie hanno un carattere diffusamente semplice, equilibrato e di generale approvazione anche sulle tavole più eterogenee.

Recanati Sauvignon Blanc 2010 .E’ uno di quei vini pronti, freschi e gradevoli da bere subito nella loro fruttosa croccantezza. Il naso si esprime con frutta tropicale come l’ananas e soffi di mela verde. Un po’ di mineralità ed erbe aromatiche mediterranee conducono poi a un palato agile e abbastanza sapido. Buono e dal facile approccio.

Tulip
La cantina è gestita dalla famiglia Yitzhaki. Qui sorge anche una comunità di ragazzi con disabilità che sono aiutati a sviluppare il massimo delle proprie potenzialità. Tutti raccontano ed è segnalato anche nel libro di Rogov che quando la cantina decise di fare il passaggio a Kosher, gli fu chiesto di evitare che i ragazzi lavorassero lì come invece avviene da sempre. La risposta fu netta e chiara “ Per vedere questo momento dovrete vivere davvero molto a lungo!”. Alla fine tutto si è risolto e dalle bottiglie 2010 sarà certificato kosher. Oggi la produzione è di 120 mila bottiglie.

White Tulip 2009 Gewurztraminer 70% e Sauvignon Blanc per il 30% è un vino da bere adesso. Il naso è intenso e mediamente complesso. Si esprime con la mela verde e il litchi, buccia di limone e erbette aromatiche. Bocca saporosa, di grossa materia ma ben equilibrata da una gradevole freschezza e sapidità. Lascia il palato rinfrescato e pulito. E’ un vero piacere d’agilità.

Tzora Vineyards: questa cantina sviluppa i propri vini in base al terroir riuscendo a cogliere per ogni bottiglia la miglior espressione possibile. Situata nel Kibbutz Tzora, nasce nel 1993 ed ha oggi una produzione di 80 mila bottiglie. I vini Tzora sono kosher ormai dal 2002.

Tzora Winery, Neve Ilan 2010 Tutto chardonnay per questo bicchiere elegante e volitivo. Altra cantina che ho scelto di portarmi a casa per il suo bere di altissimo livello, un vero spettacolo questo bicchiere.  Un terzo del vino subisce un passaggio in legno nuovo, un terzo in legno di secondo passaggio ed il resto in acciaio.  Si esprime con spunti energici di frutta gialla estiva, succosa e turgida. Un buona mineralità sorprende il naso e si fonde con sentori floreali di zagara e sensazioni citriche leggere e rinfrescanti. La bocca è agile, gustosa, ricca e intensa. Daniel Rogov lo paragona a uno Chablis e consiglia di berlo da oggi fino al 2014.

Pelter Chardonnay unoaked chardonnay 2010 Torna un bicchiere di questa splendida cantina, Pelter appunto, così originale nelle sue espressioni.  Un prima ondata di mineralità e frutta tropicale aprono il bicchiere. La frutta a pasta bianca succosa riempie il naso come le pesche. Piccoli sentori erbacei fanno capolino sul fondo.  La bocca ha una giusta acidità che snellisce la materia cui si accompagna ancora una nota di oli essenziali di buccia di limone. Lungo e appagante.

Yarden, Chardonnay 2008
Ramo della cantina Golan Heights è un vino dal colore ricco e dorato. Buona la mineralità del primo naso, è intenso, complesso e verticale. Si esprime all’olfatto con sentori ben fusi di spezie, note erbacee e tanta frutta succosa. Leggeri richiami tostati accompagnano il melone giallo, piccoli fiori e la pera. Bocca grassa e possente man mano si sveltisce con una bella acidità ed una sapidità ben più presente. Torna la mineralità. Lunghissimo nel finale. Semplicemente buonissimo.

Sapevate che in questa terra magica bevono oggi circa 7 litri di vino l’anno? Poi ci sono i vini “kiddush”: I sommelier mutuano, con la solita ironia, il termine che significa letteralmente “santificazione” per definire colloquialmente i vini di vecchio stampo, “buoni solo per le celebrazioni religiose” e poi? E poi ci sono i ricordi indimenticabili e le esperienze del vino, le bottiglie vuote e i pensierini da turisti, l’aria che hai respirato e il tempo che hai fermato nella mente. Viaggio del vino, ché a quel bicchiere di vita appartiene tutto.


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