Diario del Salento-5. Ristorante Romualdo a Sant’Isidoro di Nardò, la vera trattoria di mare

di Tommaso Esposito

“ La convivialità si prolungava nella sera, bevendo e raccontando: sì allora prevaleva il racconto. Si raccontava e, nel racconto, le nostre vite trovavano uno spazio più largo, un respiro più ampio, meno asfittico: davvero ci si divertiva insieme, senza artifizi né strumenti, semplicemente stando insieme.”
E. Bianchi, Il pane di ieri, p. 70


Mannaggia. Veramente è l’ultima sera di questa vacanza.
Allora tutti da Romualdo. E’ tradizione. Sulla riva del mare. Sotto la Torre di Sant’Isidoro.
Riempiamo il cuore con i profumi e i sapori di questo mare.

E che c’importa se ha un semplice vinello. Quest’anno c’è Chardonnay salentino di Cantele . Va bene. E’ allegro e scorre giù. Adatto alla serata.
Qui si mangia il pescato del giorno, quello che arriva dal mercato e subito passa in cucina.

Romualdo Lizzo da anni sta qua. Ha avuto la fortuna di occupare quest’angolo di spiaggia a ridosso di un antico trullo sulla spiaggia dove i pescatori adagiavano le reti.
Tra i tavoli c’è il figlio Marcello che con gli ospiti qualche battuta se la permette. Anzi fa di più: decide lui cosa farti mangiare. Meglio così. Ha confidenza e dimestichezza con gli avventori stagionali e fedeli come noi. Un bel gruppone di amici con figli e nipoti riuniti.

Madonna che fortuna: questo posto strega anche la prole ultraventenne e ci fa godere della loro verde compagnia.
Le cazzate dello zio sono in agguato, così pure i richiami della zia bon-tonista.
Ma qui prevale l’allegria. E poi i propositi del buen rientro: metterò a posto la scrivania; farò ordine nel ripostiglio.
Mi metterò a dieta.
Maddai, stasera no. Stasera si bisboccia.
Tutto fritto con qualche cessione alla brace e alla scapece.
Viva il colesterolo! Mannò, il pesce azzurro ha gli omega-tre.

Il carpaccio di spada e le alici marinate. Non mancano mai.


L’insalata di molluschi: dalle seppie al polpo. Cercate il resto nella foto. L’olio di stasera è più buono vero?

La polpetta di polpo. Quella vera ragazzi. Sapete che qua il polpo è un po’ come la carne di manzo, no? Buona. Dammene un’altra. Son finite. Peccato.

Cozze scottate con prezzemolo. Pronte per una goccia di limone. Che buone. Dai, fai presto lo zio è in agguato.
Eccovi quelle gratinate. “Guarda che il pangrattato sul pesce l’abbiamo inventato noi” sussurra all’orecchio del bimbo un romagnolo del tavolo accanto.
Sì ma il vostro… vabbè è buono lo stesso.

Oddio le cozze fritte. Le aspettavano tutti con le forchette a mano alzata. Io ho usato le dita. Mi picco di essere alla moda, ma in verità lo faccio per sfrocoliare la zia bon-ton.
Son come le ciliegie una tira l’altra. Hanno un profumo di mare indescrivibile. Tutta colpa della pastella romualdinha, ci mette dentro pure le alghe. Un’ effervescente goduria.
Ma chi cavolo ha chiamato i primi? Nessuno. Marcello è testardo: soltanto un assaggio.

Orecchiette ai frutti di mare. Piacione.

Spaghettino allo scoglio. Che altro c’è?
Questo è buono: vermicelli cozze e vongole in bianco.
Non esitate a chiedere questo primo. Al dente però, mi raccomando Marcè.
Avrete pur preso parte a un convivio nuziale tanti anni fa alla Casa Rossa di Torre o alla Zì Teresa, no? Ecco è quello là.
Ma ‘sti guaglioni e zio Pasquale sono insaziabili, anche i secondi:
Polpo fritto. Ancora, ancora.

Pesce spada alla griglia. Bello, umido, non rinsecchito. Vai mò.

Frittura di paranza, calamari e gamberi. Da manuale.

Noo, il limone no. Non rovinate, ragazzi questa frittura.
Com’è pà che non dici tempura? Sono in vacanza Ricucciè.

Le triglie fritte per Zia Cristina. Ohibò gli occhi della veterana commensale brillano. Lei è napoletana, per di più nipote di preti, e di pesce ne capisce. Prova superata.
Che altro arriva?
Alici in agrodolce con cipolla bianca di Nardò.
Ma perché parli da grande chef Romuà? Come si chiama questo piatto di nonna Lizzo?

Nel dirimpettaio siculo? Ancioi ca cipuddata.
Gamberoni allo spiedo. Anche qua: no lemon, please!
Botta finale. Il fresco del golfo in un boccone: argentini fritti. Si mangia tutto, mi raccomando neh: cape, spina e core. Testa, lisca e coda. Da frenesia.

E’ finita. Rinunciamo ai fichi che cadono giù tra i salmastri.
Per fortuna che erano soltanto assaggi.
Assaggi? Bugiardo.
Qualche passo a piedi. Sulla spiaggia, allora.
E con lo sguardo che volge indietro a mirare la veranda di Romualdo.
Al prossimo anno.
A Dio piacendo! Ci ricorda la zia nipote del prete.
Che sbadato, l’indirizzo:

Romualdo
Sant’Isidoro, fraz. Di Nardò
Tel 0833.579729 – 0833 873648
Aperto sempre da marzo a settembre
Una carrellata di assaggi abbondanti suggeriti da Marcello vino compreso sotto i 25 euro

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