
di Marco Galetti
Hotel De La Ville, Riccione, spaghetti al pomodoro fresco
Se ognuno di noi (noi chi ?) noi appassionati di cibo, avesse fatto una foto ad ogni piatto di spaghetti al pomodoro mangiato, perché è un piatto che si mangia, saremmo in possesso della nostra storia attraverso l’evoluzione del piatto, evoluzione che è avvenuta più a livello di ceramica e di presentazione che altro, dato che, come tutti i grandi piatti della cucina italiana, è cambiato poco quanto a gusto, per non parlare della modalità di avvicinamento alla bocca che è rimasta la stessa, una bella forchettata dopo l’altra senza soluzione di continuità.
Il cucchiaio lo lasciamo a quelli che non hanno devozione per il tricolore proprio del piatto della gioia e della nostra bandiera, italiana e splendida come la nostra cucina.
Una delle foto che mi mancano di più a livello affettivo è quella della ricetta del sugo di pomodoro “con gli odori” che profumava di buono la nostra cucina impregnando per sempre la mia memoria… e mi rivedo a tavola con loro due, prima che fosse pronto mia mamma mi offriva un assaggio d’amore col suo benvenuto dalla cucina, due belle fette di pane letteralmente ricoperte con questo sugo uno e trino che è sempre stato preparato in abbondanza, ottimo per condire gli spaghetti, per cuocere tre cosce di coniglio e, appunto, sul pane per un godimento quasi senza uguali.
La ricetta è semplice, essenziale e non necessita di manuale, le istruzioni le abbiamo dentro da sempre, cuocere pomodori, sedano, carote, cipolle, insieme a salvia, basilico e tanto, tanto rosmarino, quando il sugo è pronto (si capirà dal profumo) passare a mano col passaverdure di vecchio stampo utilizzando l’inossidabile disco a fori grandi, per i frullatori ad immersione e le salse a specchio per le allodole digitare l’APPpena possibile torno indietro per andare&guardare avanti oltre le mode.
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