Falciano del Massico, Falerno Fest e la sfida tra continuità e cambiamento

Pubblicato in: Eventi da raccontare

Falciano del Massico, 4 ottobre 2025 – Musica popolare, vino e riflessioni segnano un’edizione che conferma la forza di una tradizione viva e la necessità di ritrovare un senso comune, tra agricoltura, turismo e consapevolezza.

di Tonia Credendino

Il Falerno Fest di Falciano del Massico è da oltre trent’anni una delle manifestazioni più rappresentative del Casertano, capace di intrecciare cultura, agricoltura e partecipazione popolare. Quest’anno ho avuto l’onore di essere invitata dal sindaco Giovanni Erasmo Fava a moderare il convegno inaugurale, dedicato a un tema cruciale: il cambiamento, non solo climatico ma anche culturale, produttivo e umano.

Il sindaco, al suo secondo mandato, ha aperto i lavori con un intervento sentito e concreto, testimoniando la sua vicinanza al mondo agricolo e la volontà di rendere questa manifestazione un punto di riferimento stabile per la collettività. Nelle sue parole si è avvertita la consapevolezza del valore identitario del vino per Falciano, ma anche il desiderio di costruire un percorso che vada oltre l’evento, verso una crescita condivisa e duratura.

Nel dibattito si sono alternate voci di grande autorevolezza. Angelo Peretti, giornalista e scrittore, direttore del giornale online Internet Gourmet e autore del volume Esercizi spirituali per bevitori di vino, premiato ai Wine Travel Awards di Londra, ha proposto una riflessione profonda sulla necessità di adattare la viticoltura ai tempi che cambiano. “Le istituzioni del vino – ha detto – sono troppo spesso conservatrici, ma oggi serve un cambio di passo, una nuova libertà. La tipicità non è statica, è un processo vivo.”

Le sue parole hanno risuonato con una lucidità rara. Parlare di libertà nel vino significa interrogarsi non solo su regole e disciplinari, ma sul coraggio di interpretare la propria identità senza paura di evolvere. È una questione di sguardo: il vino non come eredità immobile, ma come linguaggio che si rinnova attraverso chi lo produce, lo racconta e lo vive.

Da moderatrice ho percepito la forza di questa prospettiva. In un territorio dove il tempo sembra scorrere più lentamente e la tradizione è spesso rifugio, parole come quelle di Peretti diventano stimolo e responsabilità. Perché innovare non significa dimenticare, ma trovare nuovi modi per restare fedeli a sé stessi.

Accanto a lui, Angelo Radica, presidente dell’Associazione Nazionale Città del Vino, ha richiamato il valore di una rete autentica, fatta di relazioni sincere e concrete. “La rete non può essere solo uno slogan – ha ricordato – ma un modo di essere comunità.” Le sue parole assumono un peso particolare proprio ora che Falciano del Massico entra ufficialmente a far parte dell’Associazione: un passo che riconosce il patrimonio vitivinicolo locale come risorsa collettiva e inserisce il borgo in un circuito nazionale di promozione e scambio di buone pratiche. Non un semplice titolo, ma un’occasione per trasformare un luogo agricolo in spazio di incontro, turismo e identità condivisa.

Con loro l’assessore Rosa Maria Zannone, che ha ribadito il ruolo dell’agricoltura come radice dell’economia locale, e l’AIS Caserta, rappresentata da Giuliana Biscardi, vice delegata e coordinatrice delle due masterclass ospitate nella dimora storica del borgo, dove degustazioni e curiosità si sono intrecciate in un clima di autentica partecipazione.

Il convegno ha restituito al Falerno la sua dimensione culturale, mostrando quanto sia urgente guardare avanti senza smarrire le radici. Il Falerno del Massico DOC, che abbraccia i cinque comuni di Falciano del Massico, Mondragone, Cellole, Sessa Aurunca e Carinola, resta un simbolo collettivo da difendere nella sua interezza. La scelta di questa edizione, incentrata sulle sole aziende di Falciano, ha dato compattezza al racconto locale ma anche ricordato quanto sia necessario mantenere uno sguardo ampio e inclusivo per valorizzare l’intero comprensorio.

Dopo il convegno le strade del borgo si sono riempite di voci, musica e profumi. In quell’atmosfera ho incontrato Gennaro Papa, ottantacinque anni, memoria storica del vino locale e simbolo autentico del Falerno Fest. Pittore e viticoltore, mi raccontava di quando la festa richiamava più di diecimila persone e il vino era soprattutto occasione d’incontro. Tra le bottiglie in degustazione, una mi ha colpita in modo particolare: l’etichetta riproduceva un suo dipinto, a unire gesto creativo e linfa della terra, memoria e presente.

Accanto al vino, l’Azienda Agricola Paolella ha presentato un olio extravergine monocultivar Itrana dal profilo nitido e armonico, espressione sincera della vocazione olivicola del territorio. A completare il quadro, i formaggi de Le Delizie del Latte di Luigi Di Domenico, che con semplicità e genuinità hanno restituito il sapore autentico di Falciano. È attraverso queste realtà agricole e artigianali che il Falerno conserva coerenza e verità.

Gli organizzatori hanno annunciato la volontà di trasformare il Falerno Fest in un progetto continuativo, capace di rinnovarsi durante l’anno con appuntamenti culturali, formativi e turistici. Non solo una festa, ma un laboratorio permanente di comunità, dove il vino diventa veicolo di cultura e responsabilità condivisa.

Alla fine, il senso più profondo di questa giornata è proprio questo: imparare a cambiare restando fedeli a sé stessi. La continuità non basta più se non diventa rigenerazione, e il cambiamento non serve se non conserva la verità dei luoghi. Oggi più che mai serve mettere da parte l’egoismo e riscoprire il valore del “noi”. Fare rete significa fare territorio, fare turismo, fare cultura e creare futuro.

E se quest’anno il Falerno Fest ha saputo richiamare una folla partecipe e attenta, è perché dietro ogni calice, ogni parola e ogni sorriso c’era la consapevolezza di un impegno comune. Falciano del Massico ha dimostrato che la tradizione non è nostalgia, ma energia viva: un vino che unisce, una comunità che cresce, una storia che continua a scrivere sé stessa.

 


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