Fiano Barone, c’è Mercurio in Cilento

Pubblicato in: I vini del Mattino

La brusca accelerata alla viticoltura cilentana data da Bruno de Conciliis, Luigi Maffini e Alfonso Rotolo una decina di anni fa lasciava ben sperare in una rapida diffusione di presidi di qualità su tutto l’immenso territorio del Parco. Invece è solo da poco che si affacciano nuove realtà convincenti e soprattutto capaci di sfondare nelle degustazioni coperte. La ricetta è molto semplice: solo la tipicità ben lavorata con serietà può far emergere un’azienda, via, per favore, porcherie come sangiovese, trebbiano, montepulciano che non hanno futuro in Campania. Dunque, accanto a queste tre realtà e alle storiche Marino, Botti, Cammarano e San Giovanni, spuntano aziende finalmente ben impostate e capace di fare numeri. Di Cobellis a Vallo della Lucania abbiamo già parlato, l’aglianico Vigna dei Russi 2005 promette bene mentre il bianco, un fiano in purezza, non è da meno. La novità 2006 però è l’arrivo in Cilento dell’enologo Vincenzo Mercurio che dopo aver chiuso la fruttuosa esperienza con la Mastroberardino ha voglia di esprimersi in proprio in alcuni territori. Da qui l’incontro con l’azienda Barone a Rutino, siamo proprio alle porte del Parco vicino Agropoli e Paestum, dove i tre soci hanno rilevato la Cantina Sociale del Cilento, uno dei tanti monumenti all’incapacità del Mezzogiorno di fare cooperazione e mettersi insieme, acquisito nuovi vigneti sino a raggiungere quota dodici e reimpostato il discorso commerciale con prezzi davvero favorevoli e competitivi. La mano di Vincenzo si è vista subito con il Fiano Paestum igt Vignolella, siamo sotto i 5 euro, secondo me il miglior affare in giro per i bianchi nel millesimo 2006 che sta riservando davvero belle scoperte nonché emozioni simili a quelle dell’ormai mitico 2001. La materia prima, la frutta, è davvero buona, ma lo stacco e l’esperienza si avvertono anzitutto nei profumi, intensi, persistenti e fini che ne fanno un bicchiere competitivo e profondo, capace di confermare al palato le promesse del naso grazie alla struttura impressionante e al buon equilibrio fra l’alcol e la freschezza, baldanzosa e sostenuta sino al finale asciutto e pulito. Una grande Fiano, dunque, con cui affrontare gli spaghetti al pesto cilentano freddo del Paisà ad Agnone o con le patelle all’Incontro a Scario. La linea di Barone quest’anno è completata dal Pietralena Paestum igt, un Aglianico fresco e nervoso da abbinare ai fusilli con il ragù di castrato, e dall’aglianico Miles 2003 che conferma la potenza di questo vitigno anche quando ha la possibilità di esprimersi in territori non vulcanici come hanno già insegnato negli anni il Cenito di Luigi, il Naima di Bruno e il Respiro di Alfonso.


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