FIano di Avellino 2012 docg Clelia Romano in Magnum

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Fiano di Avellino Docg 2012 Colli di Lapio

Fiano di Avellino Docg 2012 Colli di Lapio

di Enrico Malgi

Guarda qua: che ci fa un vino bianco tra quelli assaggiati recentemente allo “svuotacantina” addirittura del 2012? Mi sembrava che fosse sottinteso che a questo evento si dovessero stappare bottiglie datate, ma riferendosi ovviamente a millesimi di particolari vini rossi che, come si sa, resistono all’avanzamento del tempo più a lungo. Eh no, non è proprio così, perché per fortuna esistono vini bianchi in Italia che possono competere benissimo in longevità con i rossi.
Uno di questi è senz’altro il Fiano di Avellino Docg, come questo del 2012 di Colli di Lapio di Clelia Romano e famiglia.
Occhi lustrati da un colore giallo dorato, che traspare felice ed impettito nel calice. Ampi, stabili e subito riconoscibili gli ottimi profumi che vanno all’assalto di un naso subito consenziente ed indagatore. La nota odorosa primaria e predominante è palesemente quella di nocciola, anche se questa non è propriamente varietale, ma appartiene anche ad altri vini bianchi con almeno un anno di invecchiamento. In simbiosi risalta poi un vasto corredo di aromi di pera spadona, mela renetta, pesca bianca, clementina, ananas, tiglio, acacia, biancospino, camomilla, muschio, eucalipto, citronella, mentolo, tè verde, noce moscata, zafferano e leggere percezioni di idrocarburi e di fumo. In bocca penetra un sorso espansivo, comunicativo, succoso, agrumato, elegante, pulito, morbido, sapido, minerale, arrotondato, irresistibile, leggiadro, aggraziato, sensuale, accattivante, sfaccettato, cangiante, dinamico, aristocratico ed ottimamente strutturato. Vino che è riuscito a mantenere intatta nel tempo la sua solida ed inattaccabile freschezza, segno questo di un potenziale di un’illimitata longevità, pari ad uno Chablis di Francois Raveneau. Contatto palatale avvolgente, scattante, arioso, balsamico, fibroso, raffinato, complesso, ricco, lineare, equilibrato, affascinante e ben calibrato. Cristallina e preziosa la purezza di un frutto ancora giovane e goloso. Trascinante la progressione gustativa, connotata da un aplomb rigoroso, incalzante ed avvincente.  Scatto finale persistente ed edonistico. Un grande bianco davvero dal respiro nazionale ed internazionale, vanto di un minimale areale irpino come quello di Lapio e naturalmente dell’azienda di Clelia Romano.

 

REPORT DEL 2 OTTOBRE 2013

Clelia Romano è una delle poche grandi aziende impegnate nel Fiano a non aver ritardato l’uscita sul mercato. Nonostante i tempi siano cambiati, la pressione per avere il bianco da parte dei ristoratori è davvero tanta ed è difficile decidere di fare questo salto.
Forse la soluzione potrebbe essere uscire un anno con un Fiano doc e far slittare in tal modo almeno a dicembre il millesimo.

Ma, al di là di queste considerazioni, gli appassionati sanno bene che queste bottiglie sono immortali e che l’evoluzione del bianco di Lapio è una progressione impressionante nel tempo. Numerose verticali della Fiano di Clelia Romano lo hanno dimostrato. Del resto la degustazione che abbiamo organizzato all’enoteca Capobianco con le aziende di questo comune in cui abbiamo preso in considerazione il millesimo 2011 lo ha dimostrato ampiamente.

La formula della felicità dei vini di Clelia Romano è l’essenzialità. Dalla collaborazione con Angelo Pizzi e dalla forza spaventosa espressa da questo territorio escono sempre dei bianchi da incorniciare, lavorati in acciaio con una sosta invernale in vasca e l’imbottigliamento a giugno.

Sulle colline silenti della Contrada Arianello dunque il Fiano si esprime davvero in maniera fantastica, non a caso il primo ad intuire le potenzialità di questo territorio fu proprio Mastroberardino.

La 2012 appare in questa fase e non solo con il Fiano di Clelia, un po’ scorbutica. Io credo che questo dipenda da una incredibile quantità di energia che questa annata ha bisogno di esprimere: non solo infatti abbiamo la consueta acidità che predispone i bianchi irpini ad una lunga esistenza, ma anche un corpo pieno, ricco di materia. C’è insomma, come è stato fatto notare argutamente durante l’ultima verticale che abbiamo organizzato a Masseria Murata, una sorta di legge del pari che si è andata determinando per i bianchi irpini, una cabala che dopo la non entusiasmante 2000 e la complessa 2002, ha inanellato un crescendo meraviglioso di 2004, 2006, 2008 e 2010. A cui si aggiungerà sicuramente la 2012 come annunciato dalla Falanghina.
La 2012 di Clelia è dunque un vino di prospettiva, ha bisogno di distendersi prima di iniziare il processo di crescita evolutiva che lo porterà molto lontano anche se già pregusto qualche buona bevuta decembrina con la grande cucina di magro di Cetara.
Compratelo e bevetelo tutti, questa annata è l’anima di Lapio.

Sede a Lapio, contrada Arianello 47
Tel. 0825.982184, fax 0825.982184
Enologo: Angelo Pizzi
Bottiglie prodotte: 56.000
Ettari: 5 di proprietà
Vitigni: fiano, aglianico


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