di Tommaso Esposito
Come al solito le belle idee vengono di mattina presto.
E così Luciano alza il telefono, chiama il Maffi e il Ciomei: “ Che fate domani? Noi si va da Raffaele Vitale. Lui non lo sa, maccheccenefrega. Qualche cosa si mangerà. Venite?”
Il tempo di prendere il treno ed eccoli qua.
L’uno dalla Versilia, l’altro da Pescia.
Ci son pure Paolo Parisi e Gionata Rossi con il camper a fare spesa da queste parti e rendere in quarti e salumi un nero senese appena macellato.
Giungono Lello Tornatore, Davide Ricciardiello e chi scrive.
I vini ce li portiamo. Si invoca il diritto di tappo.
E che vini. Eccoli in fila allineati.
Ne parlerà Lello?
Raffaele è preso dalla sorpresa. Un po’ barcolla: “ Guagliù nun se fa accussì!”
Ma c’è Giovanni Mariconda che inizia il contropiede: “Comincia tu, che per il resto me la vedo io”.
Si va nel rifugio, la sala è piena.
Qualche istante ed ecco apparire: una crema di patate con polpettine di maiale arruscatelle e mollica di pane fritto; alici di Cetara; le puntarelle all’agro; un carpaccio di scottona bianca dell’appennino, sedicente chianina; l’ olio del Ciomei, il burro del Laceno e pane cafone.
Alla grande. Si parte con Ribolla Gialla e Oslavje di Radikon 2005. Uno scherzo, vero?
No. Il Maffi sentenzia: il Ribolla va bene. Tutti d’accordo, ma a Ricciardiello piace di più il rude Oslavje.
Il Maffi scopre d’incanto il culatello del suo amico Fausto Brozzi, lo “Spigaroli dei ricchi” come lo definisce scherzosamente Luciano.
Mamma del Carmine!
Chi scrive fa lo scostumato e si accaparra il tagliere.
Il grasso è burro.
E la carne è carne.
Viva, fresca, pimpante, libidinosa, lussuriosa.
Goduria irripetibile.
Fausto di culatelli ne fa quattro all’anno.
Raffaele intanto si allena con una farenata di mais a spogna bianca.
Polenta? Sussurra il Parisi.
No farenata ‘e farenella rintuzza il Tornatore.
Sopra ci sta un ragù trionfale, una polpettina e una grattugiata di ricotta secca di Montella.
E’ petting estremo!
Sul tavolo riposa una frittata di maccheroni.
Quella rossa con gli spaghetti ripassati.
Gionata si avventa sopra e lo assiste il Parisi.
Intanto si gioca con i vini.
Le bollicine di Luciano incantano e rendono effervescenti.
La frittata ci azzecca?
Eccome ci azzecca!
Qualche purista irpino invoca il Taurasi.
Eccoli.
Insieme ai ravioli pensati al momento da Raffele e Giovanni.
Pasta leggerissima all’uovo e farcia di genovese d’agnello.
Accanto qualche lamella di cipolla rossa ( Lello la evita sognando Montoro) appena candita.
Guagliù, alla faccia della sorpresa inaspettatta.
Di questo passo si va in paradiso.
E così è.
Spaghettoni Vicidomini con il San Marzano di Casa del Nonno 13.
Mamma mia!
Neanche il tempo di levare il peana che Mariconda porta il suo agnello.
Allevato in Lucania è reso qui con le patate e il pomodorino al forno.
Tenerissimo, morbidissimo, umorosissimo. La sua ventresca ha le scarole ripassate in padella per contorno.
Tripudio!
Ah, c’era un po’ di salsa ancora e si assaggia qualche pacchero.
Tanto per sancire per sempre che con il sugo fresco di San Marzano trionfano gli spaghetti.
Parisi con il suo coltellaccio brevettato si catapulta sul caciocavallo podolico senza tempo preso in cantina.
Non si può descrivere.
E’ orgasmo.
Ce ne sta ancora poco per chiunque ne voglia.
Il Tornatore chiama i rinforzi dall’ Irpinia.
E Ciro Picariello porta con sé (oramai è sera) la scatola magica.
Quattro bottiglie del suo Fiano dal 2007 al 2004.
Una verticale esclusiva e irripetibile.
Era l’ultimo 2004.
Si e no ci si accorge di una sfogliatina con amarene, pasticcera e melone bianco, giacché Gionata è al lavoro per l’ultima fatica.
Pasta con olio, noci, peperoncino e limone.
Tubettoni, militare, ditali? Formato atipico, ma quello che ci voleva.
Qualche po’ di culatello ancora e ancora scaglie di podolico.
Si chiacchiera e si sta in allegria.
Da veri compagni e amici. Con il Brut Contadino di Ciro Picariello.
Santi e beati.
Un po’ oltre ci sta Dio.
Ma ce lo siamo riservati per la prossima volta!
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