Il flop della presentazione di One Pizza: qual è il vero volto della pizza a Napoli?

Pubblicato in: Polemiche e punti di vista
Calendario Big Pizza

di Marco Lungo

Qualche giorno fa mi chiama Guglielmo Vuolo e, nel mentre dei nostri soliti discorsi, mi invita ad esserci alla presentazione che ci sarebbe stata oggi, 15 dicembre, del Calendario realizzato da un gruppo di big della Pizza a scopo di beneficienza, una iniziativa nobile, finalizzata a finanziare la realizzazione di una importante struttura medica per i bambini, presso l’ospedale Santobono di Napoli. Il nome di questo progetto è “Re- life”, concerne la rianimazione, una cosa che tutti noi capiamo essere molto importante, così come l’iniziativa di questi nove pizzaioli, unica e nuova nel suo genere. Così, nonostante oggi avessi un impegno a Roma nel tardo pomeriggio, alle sette di mattina parto con la mia Smart per essere presente ed avere così l’occasione di salutare e di fare gli auguri per le Feste ai miei tanti amici napoletani.

Arrivo quindi al Museo di Capodimonte un po’ in anticipo, per cui non mi stupisco più di tanto se la sala era praticamente vuota. Gli amici pizzaioli protagonisti di questa bella iniziativa erano già lì, oltre a Guglielmo Vuolo, quindi, c’era già Enzo Coccia con il quale siamo andati insieme e spaesati alla ricerca della toilette (gli amici si vedono nel momento del bisogno), Gino Sorbillo, Antonio Starita, Franco Pepe, Francesco e Salvatore Salvo, Attilio Bachetti e Ciro Salvo. Saluti affettuosi con tutti, chiacchiere, pareri, piccolo gossip, e via, arriva l’ora fissata per la presentazione alla stampa di questa loro iniziativa come gruppo (la “community”, come l’ha chiamata Enzo) e, come prima iniziativa concreta, la beneficenza di cui ho già parlato.

Passano abbondantemente le 11, passa anche la tolleranza napoletana, e niente. Praticamente, nel pubblico saremo stati una trentina al massimo. Giornalisti presenti, in numero che si contava sulle dita di una mano.
La presentazione inizia, con il sottile stupore / imbarazzo dell’essere così, di fronte ad una sala quasi vuota, sorprendentemente quasi vuota.

Più o meno scioltamente, con la parola a tutti, nel giro di poche decine di minuti il tutto era finito.
Cazzo.
Oggi, non c’era un re da omaggiare, non c’era lo sponsor dal quale farsi vedere, non c’era l’occasione per mangiare a sbafo, non c’era l’apertura trionfale di un nuovo locale di uno dei big della pizza, non c’era la gara dove farsi vedere dai potenziali clienti, non c’era una associazione che organizzava, per cui perfino i soliti clientes, i “mi faccio vedere dal giornalistachepoiscrivebenedime”, i giornalistucoli che escono fuori solo quando c’è lo sponsor presente in modo da fargli vedere che si meritano il banner sul sito, i “io c’ero, mi avete visto tutti, no?”, sono rimasti ben lontano da questa manifestazione.

C’era di che fare beneficienza a dei bambini, ad un ospedale che troppe volte ha ridato il sorriso a tanti genitori.

Ecco. E’ successo questo.

Eppure c’era qualcosa di importante, c’era il vedere allo stesso tavolo i fratelli Salvo, uniti dallo scopo umanitario e dall’alta statura umana di Antonio Starita e degli “anziani” della pizza,inoltre c’era finalmente qualcosa di trasversale, di unico, di bello e di nuovo, pulito.

Non è contato un cazzo.

Un po’ attoniti ne abbiamo parlato insieme, soprattutto con Gino e Gugliemo, come se forse ci fosse una spiegazione unica, un errore, un qualcosa che giustificasse una cosa del genere. Sì, approfondendo poi anche da solo, ho pensato che alla fine di questa operazione ne avevo saputo solo da Guglielmo, non mi pare mi fosse arrivato nulla prima o non ci avevo fatto caso, poi magari il posto scelto non era uno dei consueti, c’era il periodo prenatalizio…. Sì, va bene, però la cosa girava intorno a nove nomi mondiali della Pizza Napolentana, non intorno a pizza e fichi qualsiasi, qualcosa sui loro social avranno sicuramente scritto, qualcuno l’avrà riportata, questa data, o forse si è contato troppo su questo, beh, di ciò se ne faranno semmai insegnamento per il futuro.

Alla fine di tutte le mie riflessioni, comunque, il motivo che per me è vero è stato principalmente uno solo.

Mancava una cosa, per esserci, a tutta questa “gente” del mondo della Pizza Napoletana. L’interesse personale, il tornaconto, il rientro più o meno immediato. Una cosa che, oggi, vale più della beneficienza e dei bambini ammalati.

Ecco, amici, questa è stato il mio pensiero di oggi, mentre tornavo a Roma. La sensazione di rabbia mista a stupore mi ha spinto a scrivere, dopo un bel po’ di tempo.

Ognuno tragga le sue conclusioni, mi appoggi o mi contesti, faccia come cazzo gli pare.

A me, a latere di questa cosa, mi preme solo segnalare che, presso ognuno dei locali dei pizzaioli summenzionati, ci sarà una buatta in cui mettere dei soldi per sostenere l’iniziativa (Enzo ha detto almeno 10 euro) ed avere in omaggio il loro calendario, invero molto bello.

Ecco, almeno questo, fatelo.

Cerchiamo di non lasciare solo la brutta immagine di un volto del popolo della Pizza Napoletana attuale che non deve e che oggi soprattutto non doveva esistere.

Le foto sono di Salvatore Salvo e Laura Gambacorta

 


Dai un'occhiata anche a:

Exit mobile version