Falanghina Felix: i migliori sommelier professionisti per la prima volta insieme a convegno

Pubblicato in: Eventi da raccontare
Camera Commercio di Benevento - La sala del focus

di Pasquale Carlo

La grande novità della dodicesima edizione di Falanghina Felix è stato il prologo organizzato alla Camera di Commercio di Benevento con il focus sul tema “La Falanghina come simbolo dell’agroalimentare in Campania”. L’incontro, rivolto solo agli addetti ai lavori (chef, sommelier ed enotecari), ha visto i protagonisti delle punte più eccelse della ristorazione campana. Il focus si è svolto nella sala De Nigris, per l’occasione trasformata in uno spazio di degustazione professionale dove i partecipanti hanno potuto compiere un interessante viaggio sensoriale lungo le diverse rotte del vitigno falanghina.

Il focus, coordinato dall’enologo Riccardo Cotarella e da Luciano Pignataro, è stato infatti seguito da un wine-tasting con protagoniste le etichette delle trentasei aziende partecipanti alla rassegna.

Il focus ha tracciato le tappe fondamentali del continuo miglioramento qualitativo che ha segnato le etichette di vino falanghina della Campania. Si è partito dagli anni Novanta, quando si registrava l’identificazione della falanghina come un prodotto di semplice beva, spendibile proprio per il suo “anonimato”, preferito soprattutto da consumatori poco attenti. Un aspetto del resto rafforzato anche dalla testimonianza di Cotarella, che ha raccontato quando all’origine del suo lungo percorso gli veniva consigliato di utilizzare il vino falanghina per ottenere un ottimo vermut, proprio per le sue caratteristiche anonime. “Poi la rivoluzione seguita in venti anni che per noi enologi – ha continuato Cotarella – rappresentano due secoli. A chi mi chiede di raccontare del sesso di questo vino rispondo che ci troviamo di fronte ad una ‘signora con gli attributi. Uno dei pochi vitigni capace di identificare un territorio”.

Questa rivoluzione ha camminato di pari passo in vigna e in cantina, accompagnata anche da quella compiuta sulla sfera prettamente commerciale, con “le bottiglie di falanghina – ha sottolineato invece Pignataro – che hanno a mano a mano conquistato le tavole di Napoli e della Capitale, assumendo il ruolo di protagoniste nell’ambito della rivoluzione del vino campano. Nel frattempo – ha continuato – è iniziata anche la rivoluzione della ristorazione, con l’alleggerimento dei piatti e soprattutto con la maestria di tanti bravi chef”.

Chef e operatori di cui si è voluto ascoltare il proprio punto di vista sulla tipologia “perché è importante ha aggiunto Pignataro – avere contezza del rapporto tra questo vitigno e chi quotidianamente opera in trincea”.

Proprio i protagonisti della ristorazione (chef e sommelier di strutture importanti della Campania) hanno raccontato questo percorso passo passo.

La vera forza di questo vitigno – è stato sottolineato dai più – è diventata paradossalmente proprio la sua grande tipicità, riconoscibile in tutte le versioni, passando dalle ottime bollicine per accompagnare l’apertura dei percorsi a tavola, alle interessanti interpretazioni ‘passito’ ideali accanto alla tradizionale pasticceria partenopea. Nel mezzo, si pone un’interessante pattuglia di etichette da poter spendere sia sulla cucina più semplice che sui piatti gourmet che rivisitano il territorio della Campania Felix, soprattutto di quello bagnato dal mare. Senza tralasciare – è stato ancora raccontato – l’ottima riuscita anche delle proposte per gli abbinamenti con la pizza.

Il maggiore sforzo da mettere in campo nel futuro è quello di un’efficiente comunicazione che dia la giusta immagine a questo importante vino bianco, che cancelli definitivamente i retaggi di un passato che lo relegava lontano dai riflettori.

“Bisogna avere la capacità di comunicare – è stato sottolineato in chiusura del focus dai conduttori dello stesso – la tipicità e la versatilità di un vitigno che proprio per le sue caratteristiche rappresenta, più di tutti gli altri, il simbolo dell’agroalimentare campano”.


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