
Peppe Iallonardo, ristoratore Ischitana (Oasi La Vigna) è morto ieri travolto dal fango a 50 anni.
Cinque anni fa, in analoghe circostante, è morto lo chef Carmine Abate ad Atrani.
Quando succedono queste cose monta una rabbia incontenibile per quello che succede tra un disastro e l’altro: sindaci che chiedono condoni, costruttori capaci di edificare anche in aree protette, abusivi che si oppongono con la forza alle ordinanze di abbbattimento.
Una cecità collettiva che apre gli gli occhi sono quando c’è il morto, leggere il titolo di un giornale e richiuderlo il giorno dopo per obbedire alle esigenze della speculazione e delle iene ambientali organizzate in lobby capaci di condizionare uffici tecnici e politici.
Peppe si impegnò a difendere l’ambiente anche con una candidatura, ma invano.
Ieri è finito così. Da domani la colpa della crisi torna ad essere degli ambientalisti che vogliono bloccare l’economia. Ma quanto ci costa ogni disastro?
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